Koichi, tornando da scuola, trova una strana pietra che, una volta a contatto con l'acqua, si trasforma in Coo, un piccolo kappa (ovvero uno spiritello acquatico del folklore giapponese). La sua famiglia lo adotta ma quando la notizia si sparge in città le cose si complicano. Toccante, ai limiti dello straziante, Un'estate con Coo racconta la tristissima storia del piccolo kappa che, dopo aver assistito al massacro del padre, si risveglia duecento anni più tardi nel mondo contemporaneo solo e abbandonato, senza speranza di poter ritrovare altri suoi simili. Pur alleggerita da qualche gag e momento divertente, la narrazione punta spesso sul lacrimevole (la storia, struggente, del cane Ossan), talvolta non lesinando dettagli troppo crudi per un pubblico infantile (la morte del padre di Coo, assassinato brutalmente dai samurai, è degna di un episodio di Ken il guerriero). Tra addii, morti e violenze sugli animali è difficile assistere alla pellicola senza rimanere scossi per tutta la sua (troppo lunga) durata. Il mito dei kappa, però, risulta affascinante e il buffo Coo, sgraziato ma tenero, è destinato a rimanere nel cuore dello spettatore.