Il gabinetto delle figure di cera
Das Wachsfigurenkabinett
1924
Paese
Germania
Genere
Fantasy
Durata
65 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Paul Leni
Attori
Emil Jannings
Conrad Veidt
Werner Krauss
Wilhelm Dieterle
Olga Belajeff
John Gottowt
Un giovane poeta (Wilhelm Dieterle) scrive tre racconti per illustrare le vite di altrettanti personaggi i cui simulacri di cera sono custoditi in un museo. Lo aiuta la bella figlia del proprietario (Olga Belajeff). Incantevole favola a episodi dal gusto onirico che segnala l'apertura della cupezza espressionista a un immaginario più leggero, Il gabinetto delle figure di cera è diviso in tre capitoli incorniciati dalla vicenda del poeta e di Eva. Nel primo, di stampo più ironico, uno sceicco (Emil Jannings) si incapriccia della bella moglie di un fornaio che vuole a tutti i costi aggiungere al suo harem. Nel secondo, dalla durata più consistente, Ivan il Terribile (Conrad Veidt) è in possesso di una clessidra che scandisce il momento esatto della morte delle sue vittime: il terrificante congegno si rivelerà letale per il tiranno. Nel terzo, il più interessante per il suo meccanismo metanarrativo, la figura di cera di Jack lo Squartatore si animerà minacciando il poeta che dovrà fuggire tra i baracconi. Visivamente straordinaria per l'uso di filtri e coloriture che ne accentuano l'afflato fiabesco, la pellicola recupera il contesto fieristico che già fu del capolavoro Il gabinetto del dottor Caligari(1920), alleggerendone inizialmente i toni, introducendo nel primo episodio siparietti comici e romantici, per poi inasprirli al massimo nell'ultimo episodio, un incubo escheriano labirintico e angoscioso. In questa mescolanza di realtà e finzione, dove i fantocci si confondono con gli umani, è impossibile non rivedere un riferimento agli automi di E.T.A. Hoffman e alla matrice letteraria del movimento, contaminata con una riflessione notevole sull'incantesimo del cinema. Secondo Siegfried Kracauer Il gabinetto delle figure di cera sancisce la fine dell'Espressionismo, chiudendo il ciclo dei “tiranni immaginari” e decretando un cambio nella percezione del potere da parte del cinema tedesco. Avrebbe dovuto contenere un quarto episodio dedicato al mago Rinaldo Rinaldini che non fu realizzato per problemi di budget.
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