Il sergente Gavilan (Harrison Ford) della Los Angeles Police Department è sempre sull'orlo della bancarotta e, per arrotondare, fa l'agente immobiliare. Viene affiancato nell'indagine su un omicidio avvenuto in un club dal giovane agente Calden (Josh Hartnett), aspirante attore e insegnante di yoga per signore.

In bilico tra azione e commedia, Hollywood Homicide ha proprio nell'indecisione sulla direzione da imboccare, oltre che nell'esilità di una sceneggiatura inutilmente intricata, i suoi punti più deboli. La comicità deriva più che altro dalle incursioni dei protagonisti nei loro mondi alternativi, che durante i momenti più cruciali e pericolosi li risucchiano, mettendo ulteriormente a repentaglio le loro vite. Il regista Ron Shelton, specializzato in gangster movie losangelini (Chi non salta bianco è, 1992) ma anche nella scrittura di polizieschi fracassoni (Bad Boys II, di Michael Bay, 2003), riesce a dare il peggio di sé, prelevando il materiale più scadente dal suo portfolio. Ammiccante ma inutile citazione con Hartnett che, nel finale, diventa Stanley Kowalski durante una rappresentazione di Un tram che si chiama desiderio (1951). Harrison Ford, che si rende ridicolo rubando una minuscola bicicletta a una bambina e arrancando per le strade di Hollywood, è uno spettacolo tristissimo.