The Idol
Ya Tayr El Tayer
2015
Paese
Palestina
Generi
Biografico, Commedia, Drammatico
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Hany Abu-Assad
Attori
Qais Atallah
Hiba Atallah
Tawfeek Barhom
Ahmed Qassim
Vera storia di Mohammed Assaf (Tawfeek Barhom), ragazzo palestinese con il sogno di diventare una pop-star, che riuscì a superare ostacoli politici e situazionali per accedere alle selezioni del talent Arab Idol e vincere l’edizione 2013 del programma.
Dopo le candidature all’Oscar per miglior film straniero nel 2006 con il duro Paradise Now e nel 2013 con Omar, il palestinese Hany Abu-Assad torna sui drammi della propria terra martoriata, stavolta scegliendo di raccontare una vicenda a lieto fine che ha dell’incredibile; la storia di Assaf è infatti cronaca, compresi il difficile viaggio del ragazzo per raggiungere l’Egitto e l’assurdo ingresso nel mondo dorato del talent show. Girato in parte a Gaza, il film soffre però di alcuni picchi retorici e poco verosimili, specialmente nella rappresentazione iniziale dei sogni dei bambini, non facendosi mancare veri e propri scivoloni nel lacrimevole. Meno deludente, anche se stucchevole, la seconda parte che, verso il finale, lascia spazio ad autentiche immagini di repertorio. Una storia quasi troppo bella per essere vera, un messaggio di pace e speranza che avrebbe meritato forse un taglio meno convenzionale e un approfondimento più realistico e meno favolistico: poco graffiante, Hany Abu-Assad sembra privilegiare un tono alla The Millionaire (2008) di Danny Boyle, trascurando un’indagine strutturata sulle motivazioni storico-politiche e affidandosi a uno script lacunoso e facilone.
Dopo le candidature all’Oscar per miglior film straniero nel 2006 con il duro Paradise Now e nel 2013 con Omar, il palestinese Hany Abu-Assad torna sui drammi della propria terra martoriata, stavolta scegliendo di raccontare una vicenda a lieto fine che ha dell’incredibile; la storia di Assaf è infatti cronaca, compresi il difficile viaggio del ragazzo per raggiungere l’Egitto e l’assurdo ingresso nel mondo dorato del talent show. Girato in parte a Gaza, il film soffre però di alcuni picchi retorici e poco verosimili, specialmente nella rappresentazione iniziale dei sogni dei bambini, non facendosi mancare veri e propri scivoloni nel lacrimevole. Meno deludente, anche se stucchevole, la seconda parte che, verso il finale, lascia spazio ad autentiche immagini di repertorio. Una storia quasi troppo bella per essere vera, un messaggio di pace e speranza che avrebbe meritato forse un taglio meno convenzionale e un approfondimento più realistico e meno favolistico: poco graffiante, Hany Abu-Assad sembra privilegiare un tono alla The Millionaire (2008) di Danny Boyle, trascurando un’indagine strutturata sulle motivazioni storico-politiche e affidandosi a uno script lacunoso e facilone.
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