Il cattivo poeta
2021
Paesi
Italia, Francia
Generi
Drammatico, Biografico
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Gianluca Iodice
Attori
Sergio Castellitto
Francesco Patané
Tommaso Ragno
Fausto Russo Alesi
Massimiliano Rossi
Clotilde Courau
Simon Sorangeles
Primavera del 1936. Al giovane federale Giovanni Comini (Francesco Patané), di stanza a Brescia, viene assegnato dal Segretario del Partito Fascista Achille Starace l'incarico di sorvegliare Gabriele D'Annunzio (Sergio Castellitto), da 15 anni rinchiuso nel Vittoriale, per raccogliere su di lui informazioni di ogni tipo. D'Annunzio si è dichiarato contrario all'imminente alleanza fra Mussolini e Hitler, che il poeta definisce un "ridicolo nibelungo", e il Partito non tollera il suo dissenso. Comini si reca al Vittoriale e da lì manda alla Casa del Fascio regolari rapporti su ogni attività del Poeta Vate, comprese quelle sessuali. Ma il suo legame con D'Annunzio cresce, e il dubbio sull'operato del Fascismo comincia ad insinuarsi anche nel convintissimo federale.

Concentrandosi sull’ultima porzione della vita di Gabriele D’Annunzio e facendo di questo segmento biografico una precisa scelta di campo, Il cattivo poeta non è un ovviamente un biopic ma un film sullo spegnimento tetro e sfuggente dell’icona d’annunziana, ritiratasi nella Villa sul Garda rinominata “Vittoriale degli italiani” e animato da un rapporto sempre più frastagliato e intermittente, quando non apertamente guardingo e ostile, con gli apparati del potere fascista. L’esordio alla regia di Gianluca Jodice è decisamente scrupoloso e accorto nell’inoltrarsi in puntati piedi in questa selva di rimpianti e disillusioni, con un piglio a metà strada tra la rievocazione di fantasmi decadenti lontani - ma sempre presenti - e la messa a punto diligente, anche dal punto di vista delle rifiniture di scenografia e fotografia, di un mausoleo simile a un sarcofago come fu per D’Annunzio la residenza di Gardone Riviera. Il racconto a due voci, che utilizza il dispositivo narrativo della spia ma anche di un rapporto allievo-maestro più canonico, non offre particolari slanci dialettici e conflittuali, e la complessità ideologica di D’Annunzio, che l’ideologia l’ha vissuta anche stremando e perfino spossando la propria idea di corpo e di gesto plateale, è soltanto scalfita per prediligere tonalità più autunnali, nel senso letterale di “autunno dell’esistenza”. Non mancano, tuttavia, le finezze e le acutezze di sceneggiatura in una scrittura che non di rado si concede degli inserti di pregio, specie sul fronte del legame indissolubile tra l’Italia (e in generale l’Europa per così dire mediterranea), l’arte, la politica e le “cattive rappresentazioni” (D’Annunzio nell’ultima fase della sua vita fu “cattivo” anche nel senso, etimologico, di prigioniero di se stesso). Buona la prova di Castellitto, che dimostra una prevedibile ed esperta dose di maturità espressiva, evitando saggiamente di strafare per mettere a un punto un’interpretazione incline all’equidistanza e alla misura, non certo al macchiettismo, rispetto al titanismo della fisicità e della moralità di D’Annunzio, che all’interno del film è invecchiato, prostrato da anni di eccessi e dalla dipendenza ormai senza ritorno dalla cocaina. Inizialmente il film avrebbe dovuto essere distribuito nelle sale dal 5 novembre 2020, ma è stato rinviato a causa della chiusura delle sale per la pandemia di COVID-19 ed è uscito infine il 20 maggio 2021.
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