L’indagine su alcuni brutali omicidi porta il giovane Nerteaux (Jocelyn Quivrin) e il poco ortodosso Schiffer (Jean Reno) nei bassifondi turchi di Parigi, dove i due agenti scoprono il coinvolgimento del movimento terroristico dei Lupi Grigi. L’oscura vicenda è legata ad Anna Heymes (Arly Jover), i cui vuoti di memoria celano una verità insospettabile sul suo passato.
Dopo I fiumi di porpora (Mathieu Kassovitz, 2000) e I fiumi di porpora 2 – Gli angeli dell'apocalisse (Olivier Dahan, 2004), il cinema francese di genere ricorre ancora una volta alla narrativa di Jean-Christophe Grangé, autore dell’omonimo romanzo di partenza nonché co-sceneggiatore. Ne esce una pessima e becera imitazione del poliziesco/thriller hollywoodiano, un cupo pastrocchio che mette tantissima carne al fuoco (si gettano in un unico calderone killer psicopatici, fascio-nazionalismo turco, servizi segreti e tecnologia genetica) ed è caratterizzato da abissali buchi narrativi, inverosimiglianze à gogo, approssimazioni culturali, inspiegabili quanto stonati inserti horror. Semplicemente terrificante, nonostante le alte ambizioni e un Jean Reno che sembra adorare i panni dello sbirro sporco e cattivo.