Renato (Simone Liberati) è un giovane e spigliato assicuratore di polizze pensionistiche: temendo di soffrire, si tiene lontano da qualsiasi tipo di coinvolgimento sentimentale a lungo termine. Un giorno conosce per caso Anna (Miriam Leone), attraente ragazza fuori dagli schemi...e agli arresti domiciliari. Affascinato, Renato decide di frequentarla e provare a lasciarsi andare: la condizione di Anna potrebbe aiutarlo a superare le sue paure e le sue insicurezze.
I protagonisti de L’amore a domicilio, secondo lungometraggio di Emiliano Corapi, costretti dentro una convivenza (unilateralmente) obbligata, sono due individui caratterialmente agli antipodi, ma legati da un profondo senso di solitudine, inadeguatezza e disagio esistenziale. Il Renato di Simone Liberati è un ragazzotto impacciato che approfitta della condizione dell’innamorata per combattere le proprie insicurezze emotive; moderna Raperonzolo, l’Anna di Miriam Leone è invece la classica ragazzaccia impulsiva, una femme fatale che sembra ricercare appositamente il pericolo per sentirsi viva. Poli opposti sentimentalmente disfunzionali, i due si troveranno inevitabilmente a fare i conti con il grande quesito: vale la pena rischiare per amore o è meglio precludersi gli affetti, scampando a ogni eventuale sofferenza? «Amor ch'a nullo amato amar perdona»: facendo proprio il celeberrimo verso dantesco, il film di Corapi nasconde dietro una verve impertinente la morale più melensa. Non fosse per l’onestà di un approccio evidentemente autoironico, L’amore a domicilio si offrirebbe quale più scontata e inflazionata commedia romantica: (s)fortunatamente, ad animare una love story già in principio piatta e annoiata interviene una linea comico-crime sconclusionata e raffazzonata. A impersonificarla Fabrizio Rongione: attore feticcio dei fratelli Dardenne, il belga si presta a un (inedito) ruolo umoristico (peccato che il risultato sia a dir poco sconcertante). Capita spesso che da un soggetto accattivante scaturisca un prodotto finito disordinato e privo di mordente: purtroppo, anche L’Amore a domicilio si vede condannato a un simile destino. A una mano registica priva di guizzi, infatti, si accompagna un andamento narrativo tanto ondivago e inconcludente da indurre quasi lo sbadiglio. Palpabile, inoltre, la grossolanità nella caratterizzazione dei personaggi, dai protagonisti ai comprimari: Miriam Leone (che qui dà libero sfogo al suo accento catanese) e Simone Liberati offrono una prova discreta, ma risultano comunque imprigionati nel ruolo di macchiette appena abbozzate e assolutamente prevedibili. Nota di merito per la fotografia di Vladan Radovic, unico a conferire al film un tocco personale. Uscito su Amazon Prime Video nel giugno 2020, in perfetto mood da lockdown causa Coronavirus.