Lontano Lontano
2019
Rai Play
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Gianni Di Gregorio
Attori
Gianni Di Gregorio
Giorgio Colangeli
Ennio Fantastichini
Daphne Scoccia
Silvia Gallerano
Roberto Herlitzka
Galatea Ranzi
Francesca Ventura
Iris Peynado
Attilio (Ennio Fantastichini), Giorgetto (Giorgio Colangeli) e il Professore (Gianni Di Gregorio): tre settantenni di Roma, diversissimi tra loro eppure simili nella sorte. Le loro vite sono un disastro, la loro anzianità li sta logorando in una triste esistenza di quartiere, mentre tutti tre sognano di cambiare vita fuggendo all'estero. Ma dove? La scelta della destinazione è solo il primo problema che si porrà sulla loro strada: i tre riusciranno nella loro impresa, ma non proprio nella maniera che immaginavano...

L’attore e regista romano Gianni Di Gregorio, lanciato in tarda età dal successo insperato e sorprendente di Pranzo di ferragosto (2008), torna dietro la macchina da presa per la sua opera quarta, partendo da un’idea suggeritagli dall’amico di lunga data Matteo Garrone: un buffo e senile buddy movie a tre voci, molto in linea con le coordinate della sua poetica autunnale ed esistenziale, che riporta il suo cinema a una discreta soglia di piacevolezza ma anche di malinconia. L’alchimia tra i tre attori principali è infatti indubbiamente rodata e le situazioni proposte, pur senza esulare da una certa, stiracchiata, esilità di fondo, strappano più di un sorriso e di un’emozione agrodolce. Il merito è senz’altro di una sceneggiatura non di rado calibrata e ritagliata addosso ai tre protagonisti, mattatori assoluti ma assai dosati nei tempi e nei toni: se il compianto Fantastichini, qui impegnato con la sua ultima interpretazione prima della morte prematura, è colui che agisce più sopra le righe, di concerto con un ruspante Colangeli, Di Gregorio si ritaglia come sempre il ruolo dell’osservatore meno in vista, solo in apparenza rilegato nell’ombra ma, a conti fatti, motore immobile di tutta l’operazione col suo umorismo deliziosamente a corrente alternata, ora stropicciato ora stralunato. A colpire positivamente non è soltanto il ritratto schietto e amarognolo, ma non esente da un certo quantitativo di vitalità, di un’età della vita non semplice come l’invecchiamento, con tutto l’appassimento di sogni e ambizioni che ne consegue, ma anche la messa a fuoco di una Roma pigra e assolata, accogliente e sostenibile, quasi umanista nel suo tiepido calore. Una fotografia dell’Urbe per una volta mai cartolinesca, tutt’altro che stucchevole e quasi utopica, fatta di resistenza immarcescibile ai ritmi di una volta e attaccamento ai bar di quartiere (a cominciare dal noto San Calisto a Trastevere), in netta e perfino poetica controtendenza col declino irreversibile, tanto urbano quanto morale, che la città ha conosciuto negli ultimi anni. Piccola ma esilarante parte per Roberto Herlitzka. Presentato al Torino Film Festival 2019 nella sezione Festa Mobile.
Maximal Interjector
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