Monsieur Hulot nel caos del traffico
Trafic
1971
Paesi
Francia, Italia
Genere
Comico
Durata
96 min.
Formato
Colore
Regista
Jacques Tati
Attori
Jacques Tati
Marcel Fraval
Honoré Bostel
Hulot (Jacques Tati) lavora per la Altra, una casa automobilistica che produce superaccessoriati modelli di macchine per campeggiatori. Il trasporto di un prototipo da Parigi ad Amsterdam, per un salone dell'auto, sarà costellato da incidenti e imprevisti.
Il quinto lungometraggio cinematografico di Tati, realizzato a fatica dopo l'insuccesso commerciale di Play Time (1967) e appesantito da questa onerosa eredità, non rientra tra i suoi film migliori, pur non essendo privo di aspetti interessanti e gradevoli. Il motivo del traffico che, come nel carosello di una giostra, sembra far danzare le automobili in cerchio, già accennato nel finale della sua opera precedente, viene qui ripreso e sviluppato. Il film evolve come un bizzarro road movie in cui il personaggio di Hulot, al centro di una serie di contrattempi, è colto da una distanza ancora maggiore rispetto ai film precedenti. Privo di battute e inquadrato sempre in campi lunghi, Hulot è stavolta ridotto a una sagoma, riconoscibile sebbene quasi del tutto sommersa dall'assurda entropia del traffico automobilistico. Pur mancando la brillantezza registica e la verve espressiva dei suoi film più importanti, non sono pochi i momenti di geniale comicità, a cominciare da un coreografico incidente stradale. Tra le cose migliori della pellicola, oltre a una grande e piacevolissima varietà cromatica, ci sono anche alcune sequenze vicine alla candid camera, in cui Tati immortala automobilisti colti nella disinibita naturalezza dei loro abitacoli.
Il quinto lungometraggio cinematografico di Tati, realizzato a fatica dopo l'insuccesso commerciale di Play Time (1967) e appesantito da questa onerosa eredità, non rientra tra i suoi film migliori, pur non essendo privo di aspetti interessanti e gradevoli. Il motivo del traffico che, come nel carosello di una giostra, sembra far danzare le automobili in cerchio, già accennato nel finale della sua opera precedente, viene qui ripreso e sviluppato. Il film evolve come un bizzarro road movie in cui il personaggio di Hulot, al centro di una serie di contrattempi, è colto da una distanza ancora maggiore rispetto ai film precedenti. Privo di battute e inquadrato sempre in campi lunghi, Hulot è stavolta ridotto a una sagoma, riconoscibile sebbene quasi del tutto sommersa dall'assurda entropia del traffico automobilistico. Pur mancando la brillantezza registica e la verve espressiva dei suoi film più importanti, non sono pochi i momenti di geniale comicità, a cominciare da un coreografico incidente stradale. Tra le cose migliori della pellicola, oltre a una grande e piacevolissima varietà cromatica, ci sono anche alcune sequenze vicine alla candid camera, in cui Tati immortala automobilisti colti nella disinibita naturalezza dei loro abitacoli.
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