Nel circo di Jacques Tati si alternano acrobati, giocolieri, clown e musicisti, mentre il grande comico francese si esibisce in una serie di pantomime sportive. Il pubblico di tutte le età è coinvolto nello spettacolo, che continua anche dietro le quinte. Sesto e ultimo lungometraggio di Tati, concepito dopo gli insuccessi commerciali di Play Time (1967) e Monsieur Hulot nel caos del traffico (1971), fu prodotto dalla televisione svedese e girato in soli tre giorni. In quello che si può considerare un nostalgico ritorno alle origini del cineasta francese, Tati omaggia il mondo del circo e del Music Hall, in cui negli anni '30 aveva mosso i suoi primi passi. Sebbene il peso specifico filmico dell'operazione sia limitato, l'aspetto più interessante di Parade, oltre alle belle performance di mimo di Tati stesso, è la sua costruzione. La dimensione dello spettacolo si estende tanto davanti quanto dietro la scena. Il pubblico, sin dall'inizio del film, ne è protagonista: lo seguiamo all'ingresso, nell'intervallo e all'uscita dello spettacolo, e in ognuno di questi momenti non mancano le sorprese. Anche dietro le quinte si diffonde l'euforia e l'entusiasmo dei circensi, in una scenografia in continua preparazione che ricorda l'incompiutezza del ristorante inaugurato in Play Time. Splendido il finale, in cui Tati sembra lasciare fiducioso il testimone della sua arte nelle mani di una nuova generazione di spettatori. Tra gli altri artisti che si esibiscono spiccano la cantante Pia Colombo e il comico Karl Kossmayer nel numero del mulo recalcitrante.In Italia è conosciuto anche con il titolo Il circo di Tati.