IX secolo dopo Cristo. Animata da una fede profonda e decisa a intraprendere la carriera ecclesiastica, Giovanna (Johanna Wokalek) viene ostacolata dal proprio sesso. Deciderà di indossare abiti maschili, arrivando persino al soglio pontificio, ma l'amore per Gerold (David Wenham) comprometterà tutto.

Ispirato all’omonimo romanzo di Donna Woolfolk Cross e alla vita della Papessa Giovanna, che avrebbe regnato con le fittizie sembianze maschili di Giovanni VIII dall’853 all’855 (vicenda mai confermata dagli storici), quello di Sönke Wortmann è un’esempio anchilosato e retorico di come non si dovrebbe girare un film ispirato a una vicenda più leggendaria che “storicizzata”. L’opera è marmorea e dall’incedere didascalico, di eccessiva polverosità: la regia, inoltre, non ha nessun guizzo se non quello di compilare ordinatamente sequenze più o meno complesse da portare a casa con diligenza. L’intensità, il più delle volte, scende al livello della più ordinaria delle soap opera, affiancata a un ritmo pigro e a un’estetica da film per la televisione di inizio millennio. Si salva solo il viso spigoloso e irregolare della brava protagonista Joanna Wokalek. John Goodman (sic!) è Papa Sergio II. Alla Papessa misteriosa e obliata dalla storia il regista Michael Anderson aveva già dedicato un film nel 1972 (con Liv Ullman nei panni della protagonista e la partecipazione di Olivia de Havilland).