Un documentario su Enrico Berlinguer, leader del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1984, visto dagli occhi di un regista e collega che lo conosceva davvero bene.

Walter Veltroni, politico da sempre innamorato della settima arte, esordisce al lungometraggio con un documentario sentito, che cerca di raccontare tanto la sfera privata quanto quella pubblica del suo mentore e soggetto di studio. Tramite un'accurata scelta dei materiali di repertorio e una serie di interviste mirate, Veltroni cerca di analizzare l'importanza della figura di Berlinguer e quali siano i valori che è riuscito a trasmettere fino ai giorni nostri. È un lungometraggio funzionale, anche se di parte, dato che il regista ha voluto raccontare il “suo” Berlinguer, optando per una posizione unicamente parziale che toglie un po' di respiro all'operazione. Il risultato è un omaggio didattico, a tratti appassionante ma vittima di alcune scelte stilistiche eccessivamente artificiose, in particolare nelle scelte musicali: la colonna sonora onnipresente è fin fastidiosa, così come le note di Gino Paoli sulle immagini del funerale appaiono un eccesso retorico di cui non si sentiva alcun bisogno.