Rafi (Shashi Kapoor), autorevole uomo politico, parte dall'India verso l'Inghilterra per trovare più serenità, e riabbracciare l'amato figlio Sammy (Ayub Khan-Din). Si trova davanti, però, una situazione tutt'altro che confortevole: Sammy è sposato alla londinese Rosie (Frances Barber), e i due vivono un'esistenza sfrenata, adulterina e iper-progressista. Rafi, perturbato e sconvolto da tanto fervore, si toglie la vita. Se non il migliore, sicuramente il più acido, disincantato e umano dei lungometraggi girati dal britannico Stephen Frears nell'arco di una carriera luminosa ma discontinua. Sammy e Rosie vanno a letto, scritto dal drammaturgo Hanif Kureishi, riesce – grazie all'impeccabile regia di Frears – a imporsi come una delle opere più interessanti degli anni Ottanta sui divari culturali e sulla nostalgia di un tempo che non esiste più, su reazionari sconsolati e progressisti più devoti alla prossemica della libertà che al pensiero in sé. Un film crudele e impietoso, che non fa sconti a nessuno e in cui ogni traccia di umanità viene scarnificata, ripensata e rimodulata. Assolutamente da vedere.