La settima musa
Muse
2017
Paesi
Spagna, Irlanda, Belgio, Francia
Genere
Horror
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
Jaume Balagueró
Attori
Elliot Cowan
Franka Potente
Ana Ularu
Leonor Watling
Christopher Lloyd
Samuel Solomon (Elliot Cowan), un professore di letteratura, non lavora ormai da un anno dopo la tragica morte della sua ragazza; ha infatti un incubo ricorrente in cui una donna viene brutalmente uccisa durante un rituale. Improvvisamente, la stessa donna che gli appare in sogno viene trovata morta in circostanze strane. Samuel riesce a intrufolarsi sul luogo dell'omicidio dove incontra una ragazza, Rachel (Ana Ularu), che ha avuto il suo identico sogno. Insieme cercheranno di fare di tutto per conoscere l'identità della misteriosa donna uccisa e scopriranno un mondo terrificante controllato da figure che nei secoli hanno ispirato gli artisti: le Muse.
Farraginoso horror diretto dal regista di Rec Jaume Balaguerò, il film del cineasta spagnolo, che si ispira al romanzo La dama numero trece, si barcamena con discreta mestizia tra incubi ricorrenti e omicidi rituali, faticando a trovare un’identità e soprattutto una dose anche minima di originalità. Presenze femminili da sogno (o da incubo, non fa differenza) si sovrappongono senza colpo ferire, le premonizioni abbandono, ma a dominare incontrastata è soprattutto la ricerca di uno stupore a buon mercato, in cui però gli elementi atavici e gli archetipi narrativi onirici e avventurosi, “caccia al tesoro” compresa, si fondono malamente e non trovano mai un equilibrio degno di nota, con tanto di vane strizzate d’occhio alle madri di Argento. Piccolo ruolo per uno sprecato Christopher Lloyd, che dispiace ritrovare puntualmente invischiato in parti di contorno così ridotte e di servizio, mentre è meglio stendere un velo pietoso sui riferimenti danteschi assortiti, così come sul ben più ingombrante ricorso alle Muse, che troneggiano anche nel titolo originale. Nel tentativo, probabilmente, di fornire una nobilitazione intellettuale e artistica a un horror fiacco e appena sufficiente, con ben pochi sussulti e frecce al suo arco, che a stento può rivendicare una dignità artigianale complessivamente innegabile ma tutt’altro che irreprensibile.
Farraginoso horror diretto dal regista di Rec Jaume Balaguerò, il film del cineasta spagnolo, che si ispira al romanzo La dama numero trece, si barcamena con discreta mestizia tra incubi ricorrenti e omicidi rituali, faticando a trovare un’identità e soprattutto una dose anche minima di originalità. Presenze femminili da sogno (o da incubo, non fa differenza) si sovrappongono senza colpo ferire, le premonizioni abbandono, ma a dominare incontrastata è soprattutto la ricerca di uno stupore a buon mercato, in cui però gli elementi atavici e gli archetipi narrativi onirici e avventurosi, “caccia al tesoro” compresa, si fondono malamente e non trovano mai un equilibrio degno di nota, con tanto di vane strizzate d’occhio alle madri di Argento. Piccolo ruolo per uno sprecato Christopher Lloyd, che dispiace ritrovare puntualmente invischiato in parti di contorno così ridotte e di servizio, mentre è meglio stendere un velo pietoso sui riferimenti danteschi assortiti, così come sul ben più ingombrante ricorso alle Muse, che troneggiano anche nel titolo originale. Nel tentativo, probabilmente, di fornire una nobilitazione intellettuale e artistica a un horror fiacco e appena sufficiente, con ben pochi sussulti e frecce al suo arco, che a stento può rivendicare una dignità artigianale complessivamente innegabile ma tutt’altro che irreprensibile.
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