Il soldato semplice Honus Gent (Peter Strauss) sopravvive miracolosamente a un attacco indiano insieme a Kathy (Candice Bergen), una giovane coraggiosa e ribelle che ha vissuto per anni con i Cheyenne. In fuga nella prateria, i due affrontano varie peripezie, fino a quando non sono testimoni del terribile massacro del Sand Creek, perpetrato dai militari ai danni di un villaggio pellerossa. Il 29 novembre del 1864, la milizia del colonnello John Chivington sterminò circa centocinquanta Cheyenne, tra cui moltissime donne e bambini. Ralph Nelson, adattando il romanzo Arrow in the Sun di Theodore V. Olsen, porta sullo schermo una delle pagine più nere della storia americana, imponendo il western revisionista e filo-indiano insieme a Piccolo grande uomo di Arthur Penn e a Un uomo chiamato cavallo di Elliot Silverstein, anch'essi usciti nel 1970. Nelson gira un film sfrontato, caricaturale, spesso (troppo) ingenuo, con il culmine nella comunque sconvolgente parte finale (uno choc per l'epoca): lo spettatore è scaraventato in un inferno di sangue e violenza, che mostra senza censure gli agghiaccianti particolari storici del massacro (ci furono stupri, torture, mutilazioni). L'intento è dissacrare il Mito della Frontiera e capovolgere la classica visione razzista nei confronti dei nativi americani, ma è lampante anche il parallelismo (non sempre coerente) con la contemporaneità e l'intervento americano in Vietnam. Imperfetto, ma ugualmente potente e capace di far riflettere. Sceneggiatura di John Gay.