I Mennoniti sono una comunità religiosa stanziata nel nord del Messico. Il loro rapporto con la vita moderna è estremamente selettivo e non avalla i mezzi di comunicazione di massa. Johan (Cornelio Wall), sposato e a capo di una numerosa famiglia, però si innamora di un'altra donna. Dopo lo scandalo a buon mercato di Battaglia nel cielo (2005), Reygadas prova a ridare un minimo di dignità alle sue provocazioni d'autore e ritorna ad esplorare, in modo diverso e meno estremo, il nucleo concettuale della separazione di qualcuno dal resto del mondo, già affrontato nel suo primo film, Japón (2002). Il suo cinema però continua a difettare di sincerità e anche in questo caso il tradimento che sopraggiunge nella vita di un uomo affiliato a una comunità religiosa sui generis è raccontato più con furbizia che con rigore, più con uno sbandierato ascetismo stilistico che con la giusta dose di misura e disciplina. Convincono poco, pur a tratti seducendo, anche i bagliori eccentrici e borderline della regia, che sguazzano nel naturalismo paesaggistico, nella contemplazione, ma soprattutto in immagini congegnate più come masturbazioni autoindulgenti che come vitali e giustificabili digressioni. Opinabile Premio della Giuria al Festival di Cannes.