Freddy Gale (Jack Nicholson) nutre da molti anni il desiderio di uccidere l'assassino di sua figlia, John Booth (David Morse). Quando l'uomo esce di prigione, Freddy gli concede tre giorni prima di decidere se assecondare la sua sete di vendetta o meno. Sean Penn, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, scrive e dirige un dramma che porta a riflettere su pentimento e vendetta: il coinvolgimento non manca, l'introspezione è a tratti carente, ma il tema di base è efficace e la confezione curata. Tre giorni per la verità è una pellicola anomala, che sfugge a una definita catalogazione di genere e che vale più per l'atmosfera che per gli eventi narrati. Grandi prove di Nicholson, nei panni del padre disperato alla ricerca di giustizia, e David Morse, in quelli dell'ex galeotto distrutto dal rimorso. Contributi tecnici di prim'ordine: fotografia di Vilmos Zsigmond e colonna sonora di Jack Nitzsche. Dedicato a Henry Charles Bukowski Jr., grande amico di Penn. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.