All'epoca dell'imperatore Tiberio (Ernest Thesiger), il tribuno Marcello Gallio (Richard Burton) viene spedito in Palestina, dove assiste alla venuta di Gesù e dei suoi dodici apostoli e alla conseguente condanna per crocefissione di quest'ultimo. Dopo la morte del Salvatore, Marcello si aggiudica la sua tunica in una partita a dadi: da quel momento la vita del tribuno non sarà più la stessa, anche a causa di Demetrio (Victor Mature), schiavo greco e cristiano devoto.

Costato circa quattro milioni di dollari, è un kolossal dalle ambizioni enormi, che furono ripagate con l'altrettanto enorme successo di pubblico. Più che per l'importanza della materia trattata e degli attori coinvolti, La tunica è senz'altro ricordato per essere stato il primo di una lunga serie di film realizzati nel formato Cinemascope, per contrastare lo strapotere fino ad allora acquisito dalla televisione. Dal punto di vista narrativo siamo dalle parti del classico sfondo storico-biblico, che si intreccia al melò più riconoscibile e scontato e ha dalla sua grandi interpreti e un uso formidabile delle tecniche scenografiche, accuratissime. Le ricostruzioni di alcune delle figure più note della storia romana sono fedeli e dettagliate, ma il rischio è quello di andare sopra le righe: Henry Koster gestisce questo gigantesco baraccone con mestiere, restituendoci un film volenteroso ma irritante nella sua pomposità tipicamente hollywoodiana. Candidato a cinque premi Oscar, compreso miglior film, vinse quelli per le scenografie e i costumi.