News
The Falcon and the Winter Soldier: l'eredità di Captain America

Dopo WandaVision, la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe si arricchisce di un nuovo gioiello, dimostrando ancora una volta l’ormai proverbiale infallibilità della macchina Marvel Studios. The Falcon and the Winter Soldier, incentrata sulle vicende dei due pupilli del compianto Captain America, funge da contraltare ideale alla miniserie su Scarlet Witch. Dalle innovative atmosfere meta-televisive di Westview, ora veniamo calati nuovamente nella realtà Marvel, spingendo l’acceleratore proprio sugli aspetti sociali di questo universo e rispondendo alla domanda “cosa serve per essere Captain America?”.

La trama riparte proprio dall’eredità lasciata da Cap, non solo uno scudo a stelle e strisce, ma un manto da paladino di una nazione troppo pesante per essere indossato da qualcun altro che non sia Steve Rogers. O almeno così sembra pensarla Sam Wilson, alias Falcon, suo più fidato amico e collaboratore che non si sente degno di rivestire i panni del nuovo Capitano. Contemporaneamente, l’altro storico partner e amico di Steve, James “Bucky” Barnes, combatte ancora con i fantasmi del suo truce passato da Winter Soldier, supersoldato controllato mentalmente dall’Hydra per decenni come agente segreto e sicario.
Sam e Bucky incroceranno nuovamente le loro strade per far fronte a una nuova minaccia globale, i Flag-Smashers, un gruppo rivoluzionario e terroristico che ha lo scopo di riportare la situazione globale a prima del “blip”, convinto di combattere per quelli che, dopo questo evento, sono stati abbandonati dal governo e dal mondo.
I due protagonisti, per contrastare i Flag-Smashers, dovranno stringere una pericolosa alleanza con un loro vecchio ma prezioso nemico, il Barone Zemo. Nel frattempo, però, sembra che il governo non voglia lasciare il costume di Cap vuoto, affidando così il ruolo di nuovo Captain America a un eroe di guerra, John Walker, che si rivelerà più un avversario che un alleato per Falcon e Winter Soldier.

La carne al fuoco è molta ma, in sole 6 puntate, l’architettura della serie non mostra quasi mai falle. Lo spazio viene perfettamente calibrato per caratterizzare tutti i personaggi principali che guadagnano così una solida identità. Di sfondo, poi, una trama che fa riflettere su aspetti reali e sociali che coinvolgono la nostra quotidianità: la disoccupazione e la xenofobia.
Per la prima volta nell’MCU vengono analizzate le pesanti conseguenze del “blip”. Immaginate quanti danni possa creare il fatto che la metà della popolazione mondiale sia scomparsa per 5 anni, per poi ricomparire come niente fosse. Lo stesso Sam Wilson si trova vittima di questo avvenimento; infatti, cerca con fatica di riprendere l’attività di pesca familiare che però non sembra ripartire, in particolare quando la banca gli rifiuta un prestito perchè non rileva nessuna attività e introito negli ultimi 5 anni. Gli stessi Flag-Smashers combattono per una causa idealmente giusta. Si battono per coloro che dopo questi 5 anni vengono dimenticati dallo stato, che privilegia, invece, chi è appena ritornato dall’oltretomba.

La componente razziale è un altro aspetto fondamentale per la serie. Sam stesso, infatti, il vero protagonista, è un afroamericano della Lousiana, di origini proletarie, che più di una volta fa riferimento al natio Sud degli Stati Uniti, dove la questione razziale è ancora fortemente sentita. Ma è nei dialoghi di Falcon con Isaiah Bradley che si esprime gran parte della critica sociale della serie. Quest’ultimo, infatti, è un supersoldato afroamericano che ha vissuto all’ombra del primo Captain America e che per decenni è stato sfruttato come cavia dallo stato, tenuto in carcere e poi dimenticato. Storyline veramente coraggiosa da imbastire, dove nessun filtro edulcora la truce vicenda.

Insomma, la Marvel questa volta alza decisamente il tiro, rischia, ma vince ancora, donando una maggiore coerenza e solidità al suo universo, dove ormai quasi nulla viene lasciato al caso.

Infine, tutte le storyline si ricollegano al concetto di cosa voglia dire essere Captain America. Avere nelle proprie vene il siero del supersoldato? Saper armeggiare con lo scudo stellato? Essere un soldato? Essere bianchi? Molto di più ma anche molto altro.

The Falcon and the Winter Soldier, a metà tra spy-thriller e buddy movie, trionfa su tutti i fronti. La storia coinvolge e fa riflettere, convincendo un pubblico più esigente ma soddisfacendo anche i fan più accaniti tramite piccole chicche da esperti. I personaggi godono di vita propria e in particolare due trionfano per carisma: John Walker, il più umano di tutti, il nuovo Cap, che fino alla fine viaggia in una zona grigia tra bene e male, e, ovviamente, il Barone Zemo, mefistofelico villain qui più esplosivo e affascinante che mai (grazie sicuramente anche al grande talento di Daniel Brühl). Le scene d’azione, alcune veramente degne dei migliori action movie, si alternano correttamente ad altre più riflessive, senza risparmiare sequenze anche molto violente per gli standard Marvel.

Questa serie è, ancora una volta, una vittoria dei Marvel Studios e, seppur molto diversa da WandaVision, apporta in maniera opposta la stessa dose di innovazione al sempre più vasto e coerente MCU.

Ora non ci resta che aspettare giugno per l’attesissima Loki.

Cesare Bisantis

Maximal Interjector
Browser non supportato.