8 marzo, Giornata internazionale della donna. Quale occasione migliore per ricordare dieci figure tutte al femminile che hanno contribuito a rendere immortale la Settima arte? Per celebrare una festa spesso bistrattata, ecco una classifica (in ordine rigorosamente cronologico) di titoli diretti da registe che hanno fatto la Storia.
1912 – Falling Leaves di Alice Guy-Blaché: un intenso e struggente melodramma familiare firmato dalla prima importante regista della storia del cinema.
1935 – Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl: prescindendo dalle indiscutibili e tragiche implicazioni storiche, un evidente esempio di grandeur cinematografica al servizio di un’ideologia. La Riefenstahl realizza un’epica e dettagliata ricostruzione del congresso del partito nazionalsocialista che si tenne a Norimberga dal 4 al 10 settembre 1934, nel quale intervenne lo stesso Hitler.
1962 – Cléo dalle 5 alle 7 di Agnès Varda: secondo film della celebre autrice francese, è un’opera sul tempo che si fa attesa, ripensamento e scoperta del mondo della percezione. Temi profondi e un’interprete, Corinne Marchand, semplicemente indimenticabile.
1975 – Jeanne Dielman, 23 Quai du commerce, 1080 Bruxelles di Chantal Akerman: Manifesto del moderno cinema femminista, è l'opera più importante firmata in carriera da Chantal Akerman, regista che ha sempre fatto del minimalismo la sua cifra stilistica. Attraverso una serie di lunghi piani-sequenza, la cinepresa registra ogni attività dell'indimenticabile protagonista (il titolo si rifà al suo nome e al suo indirizzo).
1981 – Anni di piombo di Margarethe von Trotta: tra i risultati più felici della berlinese von Trotta, un film dalle istanze femministe, ispirato alla vita delle sorelle Christiane e Gudrun Ensslin.
1993 – Lezioni di piano di Jane Campion: struggente ritratto femminile della neozelandese Campion, che dirige un dramma romantico basato sui contrasti e sulla forza dirompente della passione celata da una calma solo apparente. Tre Oscar, di cui uno alla straordinaria Holly Hunter.
1995 – Strange Days di Kathryn Bigelow: titolo chiave per il cinema americano anni ’90, lisergico e nichilista. Dirige la Bigelow, ex signora Cameron che, tra action, noir e distopia dalle suggestioni apocalittiche, dimostra di avere ben assimilato la lezione autoriale. Un gioiello potente e visionario.
2001 – Cannibal Love – Mangiata viva di Claire Denis: ex assistente di Jim Jarmusch, Jacques Rivette, Costa-Gavras e Wim Wenders, Claire Denis dirige un’affascinante storia di amore sacrificale, raggiungendo uno degli apici della sua poetica. E la performance di Béatrice Dalle non si dimentica facilmente.
2006 – Marie Antoinette di Sofia Coppola: figlia del grande Francis, Sofia Coppola tratteggia una delicata ricostruzione storica in bilico tra estetica pop e indagine psicologica. Il risultato, anche grazie alla prova di Kirsten Dunst, è notevole.
2011 – A Simple Life di Ann Hui: opera tenera e purissima della regista Hui, che tratteggia con rispetto e tenerezza la figura di una protagonista tanto comune quanto eccezionale.