Abbandonata la natìa Austria, Marie Antoinette (Kirsten Dunst), appena quindicenne, viene concessa in sposa al futuro Re Luigi XVI (Jason Schwartzman): diventerà regina a soli diciannove anni, adattandosi con difficoltà alla rigida vita di corte tra le mura di Versailles.
Il tocco riconoscibile di Sofia Coppola modella con delicato sguardo autoriale una ricostruzione storica liberissima e vitale, in mirabile equilibrio tra estetica fashion-pop (sottolineata dalla colonna sonora anacronistica che giustappone Vivaldi a New Order, The Strokes, The Cure, Air, Siouxsie & The Banshees) e indagine psicologica sulle fragilità di una giovane donna condannata alla sofferenza in una scintillante gabbia dorata, con il suo carico di pressioni, aspettative e responsabilità. L'approccio moderno permette alla regista italoamericana di trasfigurare il contesto storico per concentrarsi sulla protagonista, dipingendo un intimo ritratto femminile che va al di là delle coordinate temporali. Lo sfarzo di scene e arredi trasmette un'aura ovattata glamour ma non patinata, senza eccedere in orpelli barocchi. Straordinaria Kirsten Dunst, eterea presenza baciata dalla grazia che si muove con spirito anticonformista in un universo a lei alieno, codificato da rigide convenzioni legate a un passato destinato a estinguersi. Romanticismo sognante, malinconia e un velato senso di inadeguatezza sono i tratti distintivi di una protagonista che ha il raro dono della spontaneità. Basato sul saggio storico Maria Antonietta – La solitudine di una regina (2002) di Antonia Fraser. Fotografia di Lance Acord. Presentato in concorso al Festival di Cannes. Oscar e Nastro d'argento ai costumi di Milena Canonero.