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I 5 migliori film di Mike Leigh

Nelle sale sta per arrivare Peterloo, suo ultimo film passato alla scorsa Mostra del cinema di Venezia, e per l’occasione abbiamo deciso di dedicare la nostra classifica settimanale al grande regista inglese Mike Leigh.

Erede indiscusso dell’ansia di realismo sociale del Free Cinema britannico, nel corso della sua lunga e celebrata carriera Leigh, i cui film sono ambientati quasi sempre a Londra, ha avuto modo più volte di esplorare le ansie, i bisogni e le contraddizioni delle classi sociali più umili e precarie, raccontandole con un tocco asciutto e toccante e con una fortissima e sfaccettata carica di umanità.

Leigh, che ha iniziato la sua carriera dividendosi tra la tv e il teatro, è anche un grande regista di attori: per i suoi film gli interpreti hanno spesso ricevuto riconoscimenti, basti pensare a David Thewlis, Brenda Blethyn e Timothy Spall premiati come migliori attori a Cannes rispettivamente per Naked – Nudo, Segreti e bugie e Turner e a Jim Broadbent e Imelda Staunton, vincitori della Coppa Volpa a Venezia per Topsy-Turvy – Sotto-Sopra e Il segreto di Vera Drake.

Ecco quelli che, a nostro giudizio, sono i suoi cinque film migliori.

5) Another Year

Leigh mappa i sentimenti dei suoi personaggi dolci e fragili, confermandosi un grande umanista del cinema contemporaneo, le cui creature strappano sorrisi e scaldano il cuore, avvicinano alle lacrime e consentono di ripensare al proprio tempo perduto, alle stagioni passate, a un autunno della vita in cui il ricordo e il piccolo dettaglio quotidiano assumono una dimensione rivelatrice senza eguali. Accanto alla bonarietà volitiva di Tom e Gerri, destinati a stare insieme fin dai rispettivi nomi, scorrono le depressioni e le svampite inadeguatezze di chi gravita loro intorno, tra pregiudizi razziali e amori combinati ma impossibili, destinati al fallimento e a creare distanze su distanze. Mentre gli affetti forzati naufragano senza lasciare traccia, la vitalità dei due stagionati ma appassionati coniugi non accenna a scemare, tra gioie e dolori, tra goffi e buffi rimpianti e stropicciato ottimismo. Il cinema di Leigh si dimostra generoso serbatoio di sfumature, dedito all’affresco, alla celebrazione accorata dell’emozione, a una poesia commovente delle piccole cose.

Leggi qui la nostra recensione completa del film.

4) Topsy-Turvy

Mike Leigh si discosta dagli umori grigi e proletari dei suoi energici spaccati operai e naturalisti per imbarcarsi nel territorio e nei canoni non sempre facilissimi del film in costume, specie se ad affrontarlo è un autore dallo sguardo così poco incline a lasciarsi sedurre dalla bella forma e più portato alla stoccata e alla contrapposizione, fisica e dialogica, tra i personaggi. Il passaggio può tuttavia dirsi riuscito, perché Leigh, nello scegliere due icone poco note oltre l’Inghilterra ma fondamentali per l’identità culturale britannica, ne fa principalmente un discorso sulle fondamenta dell’immaginario collettivo del suo Paese. Ma è anche uno spaccato, fervido e pieno di momenti irresistibili, sul ruolo dell’artista, sui suoi inciampi in rapporto ai suoi sogni, sulle contingenze che mettono a freno il libero gesto creativo, ibridando classicismo e sperimentazione, compostezza ed esotismo, eccessi privati e dimensione collettiva della propria opera.

Leggi qui la nostra recensione completa del film.

3) Il segreto di Vera Drake

Uno dei film di Leigh più alti, sotto il profilo morale ma anche per ciò che concerne il rigore raggelato della messa in scena. L’Inghilterra degli anni ’50 è un grumo di conformismo e false apparenze, di rapporti sociali mediati inautentici e tendenza costante ad occultare qualsiasi tipo di polvere sotto il tappeto. Tali contraddizioni sono percorse dalla mano insieme calda e distante del regista inglese, in perfetto equilibrio tra misurazione raffinata dello spazio scenico e aggressione tutt’altro che compassata di un’intera classe sociale, con le sue posture consuete e le sue abitudini consolidate, immortalate in degli interni illuminati dalla bellissima fotografia (Dick Pope) che fa coesistere giallo-oro e nero.

Leggi qui la nostra recensione completa del film.

2) Naked

l film più duro e cupo di Mike Leigh: un’immersione nei bassifondi londinesi, un tessuto urbano che accoglie dentro di sé, e nei suoi appartamenti, giovani sbandati e derelitti, sessualmente disinibiti e prede delle loro pulsioni, inclini al soddisfacimento utilitaristico del proprio ego. Una specie di comunità tribale priva di coordinate affettive oltre che di sani metodi d’aggregazione. Lo sguardo di Leigh è radicale e affascinante, annega nel torbido e se ne lascia attrarre, estremizzando una messa in scena elegante e respingente al tempo stesso, in cui il profluvio verbale del protagonista, interpretato da un magnifico e scavato David Thewlis, appare tutt’uno con un mondo così cancerogeno da poter accettare solo intellettuali nichilisti e sadomasochistici. Palma d’Oro a Cannes nel 1993 per il Miglior attore a David Thewlis.

Leggi qui la nostra recensione completa del film.

1) Segreti e bugie

Il punto più alto del cinema di Mike Leigh è un film commovente e destabilizzante, che indigna e scalda il cuore, gelidissimo quando occorre esserlo ma capace, allo stesso tempo, di regalare fiammate d’umanità impossibili da dimenticare. Il ritratto della provincia inglese, spesso impietoso sotto il piano morale e antropologico, incontra una riflessione profondissima sul senso dell’identità e dell’appartenenza, mentre la densità psicologica dei personaggi si sposa incredibilmente al coinvolgimento emotivo. Il crescendo di rancore e compassione, di incomprensioni e ricongiungimenti insperati, rende Segreti e bugie uno dei più memorabili spaccati familiari del cinema recente, e una pietra miliare assoluta del cinema anni Novanta, pieno di momenti durissimi e annichilenti che però non disdegnano di sciogliersi in un mare di lacrime, accogliendo tutta l’irridente fragilità degli esseri umani.

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