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Jack Nicholson: la nostra top 5
In occasione del compleanno di Jack Nicholson abbiamo deciso di omaggiare l'attore americano scegliendo le migliori 5 interpretazioni della sua ricchissima e brillante carriera, impreziosita da 5 Golden Globe, 3 premi Oscar e il premio come miglior attore al Festival di Cannes.

5) Batman (Tim Burton, 1989)



Per il ruolo di Bruce Wayne, Burton chiama Michael Keaton (già interprete di Beetlejuice – Spiritello Porcello), attore dai tratti apparentemente troppo anonimi, lontano anni luce dallo stereotipo dell'eroe granitico e tormentato: proprio grazie a questo contrasto, però, la doppia anima del protagonista è resa perfettamente. Nei panni del Joker un istrionico e indimenticabile Jack Nicholson

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4) Cinque pezzi facili (Bob Rafelson, 1970)



Una drammaticità di fondo sapientemente dosata, si unisce a una critica feroce contro la società americana che illude i giovani sognatori come Bobby, per poi soffocarli miseramente. Il protagonista, infatti, stufo della rigidità familiare da cui proviene, taglia i ponti e parte, sognando invano di emergere e potercela fare con le proprie forze. 

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3) Chinatown (Roman Polanski, 1974)



Roman Polanski attinge alle atmosfere fumose delle detective stories anni Quaranta, aggiungendovi una serie di simbolismi (il tema dell'acqua, allo stesso tempo portatrice di vita e di morte) e di richiami interni (Faye Dunaway che sbatte la testa sul clacson, in un'evidente anticipazione del celebre finale) che fanno di Chinatown non solo un fedele omaggio al passato, ma anche (e soprattutto) una geniale opera di rivisitazione moderna di un cinema al tempo dato per deceduto. A suggellare la sontuosa operazione, uno script che fa collidere in modo sublime grandi complotti politico-economici con l'irrazionalità dei comportamenti privati e l'interpretazione della coppia di protagonisti, entrata di diritto nella storia del cinema. 

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2) Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975)



Dosando perfettamente gli ingredienti, con un'alternanza di furore, goliardia e tragedia di raro equilibrio, il racconto di McMurphy e compagni è una testimonianza di umanità vibrante, disperata eppure splendida, un novello Freaks (1932) per cui è impossibile non provare un commosso turbamento. Memorabile la performance dell'istrionico Nicholson, ottimamente supportato da un cast corale fatto di personaggi iconici.

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1) Shining (Stanley Kubrick, 1980)



Diversi i riferimenti filosofici (dalle teorie di Freud sul “perturbante”, l'unheimlich, a quelle di Nietzsche sull'“eterno ritorno”), artistici (le fotografie di Diane Arbus come modello per le “gemelline”) e cinematografici (la scena di Jack Nicholson che distrugge una porta con l'accetta è un omaggio a un momento de Il carretto fantasma, del 1921, di Victor Sjӧstrӧm). Le sequenze memorabili non si contano e la performance di Jack Nicholson è entrata di diritto nella storia del cinema. Il proverbio «Il mattino ha l'oro in bocca», dopo questo film, non verrà mai più pronunciato a cuor leggero. Nella versione originale, la frase ripetuta ossessivamente sulla macchina da scrivere è: «All work and no play makes Jack a dull boy» (traducibile come “troppo lavoro e nessun divertimento rincretiniscono Jack”).

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