Stanley
Kubrick
Regista, sceneggiatore e produttore statunitense naturalizzato britannico. Nato e cresciuto nel Bronx, a tredici anni riceve in regalo dal padre una macchina fotografica alla quale si dedica a tal punto da diventare, a diciassette anni, fotografo freelance per la rivista Look (celeberrimo il suo scatto che ritrae un edicolante all’indomani della morte del presidente Roosevelt). Nel 1951 realizza il suo cortometraggio d’esordio, Il giorno del combattimento (Day of the Fight). Realizza in seguito altri cortometraggi e grazie all’aiuto di amici a parenti e agli introiti per le sue vittorie a scacchi nei club del Greenwich Village si garantisce il budget per girare Paura e desiderio (Fear and Desire, 1953), suo primo lungometraggio in seguito disconosciuto, e il successivo Il bacio dell’assassino (Killer’s kiss, 1955). A seguire gira Rapina a mano armata (The Killing, 1956) thriller dalla struttura narrativa innovativa a tal punto da anticipare il postmoderno, e Orizzonti di gloria (Paths of Glory, 1957) con Kirk Douglas, war-movie sulla Prima guerra mondiale realizzato dalla United Artists. Nel 1959 Douglas lo chiama a sostituire Anthony Mann alla regia di Spartacus (1960) ma sul set il rapporto tra il regista e l’attore s’incrina. Il suo ultimo film realizzato in America è Lolita (1962), adattamento dello scandaloso romanzo di Vladimir Nabokov. Stanco delle problematiche produttive incontrate negli Stati Uniti si stabilisce nel Regno Unito, lontano dalle sirene e dalle distrazioni di Hollywood, ed è in questo paese che da questo momento in poi realizza tutti i suoi film, a partire da Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr Strangelove, or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb, 1964), commedia nera tra le più folgoranti di tutti i tempi ambientata nell’epoca della Guerra Fredda con un eccezionale Peter Sellers in un triplo ruolo. Regista guidato da un perfezionismo maniacale e leggendario, appartato e capace di re-inventare ogni genere che ha maneggiato con dei film-caposaldo entrati negli annali della settima arte, scrive due pagine immortali di storia del cinema, formalmente straordinarie e di inarrivabile spessore filosofico e artistico, con i successivi 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey, 1968), spartiacque della storia della fantascienza sul grande schermo e Oscar agli effetti speciali (unico della carriera di Kubrick) e Arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971), controversa e ultra-violenta pellicola tratta dal romanzo di Anthony Burgess, del quale Kubrick sovvertì l’epilogo in maniera geniale. Il film, con protagonista Malcolm McDowell nei panni del “Drugo” Alex, causa molti episodi di emulazione e Kubrick decide di ritirarlo dalle sale della Gran Bretagna fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1975 realizza Barry Lyndon, storia di eccelsa perfezione figurativa ambientata nel Settecento e basata sul racconto di William Makepeace Thackeray (4 Oscar: fotografia, scenografia, costumi e colonna sonora). Dopo cinque anni, nel 1980, realizza Shining, tratto dal romanzo, in gran parte tradito, di Stephen King, con protagonista un luciferino e indimenticabile Jack Nicholson prigioniero delle sue ossessioni tra i corridoi dell’Overlook Hotel. Sette anni dopo è la volta di Full Metal Jacket (1987), crudissimo affresco sulla guerra del Vietnam con Matthew Modine e Vincent D’Onofrio. Il suo ultimo film, a lungo atteso (altri dodici anni) è Eyes Wide Shut (1999), tratto dal romanzo breve Doppio sogno di Arthur Schnitzler e con protagonisti Tom Cruise e Nicole Kidman, che divide la critica. Viene presentato alla 56esima Mostra del Cinema di Venezia ed esce nelle sale dopo l’improvvisa morte del regista per un attacco di cuore. Tra i tanti progetti non realizzati il film pornografico Blue Movie, che doveva essere il primo porno ad alto budget con attori famosi, un film sull’era nazista, I due volti della vendetta (One-Eyed Jacks, 1961), girato poi da Marlon Brando, A.I. – Intelligenza artificiale (Artificial Intelligence: AI, 2001), ceduto a Steven Spielberg e soprattutto il colossale Napoleon, studiato in ogni minimo dettaglio per oltre trent’anni. Per Kubrick, se l’avesse realizzato, sarebbe stato senza ombra di dubbio “il miglior film mai fatto".