Spartaco (Kirk Douglas), gladiatore trace, guida una rivolta di schiavi contro la Repubblica di Roma: il suo sogno è quello di un mondo dove tutti possano essere liberi e dove poter passare il resto della sua vita insieme all'amata Varinia (Jean Simmons), anch'essa una schiava conosciuta a una scuola per gladiatori.
La genesi di Spartacus è indubbiamente rilevante: Stanley Kubrick venne chiamato in corsa a sostituire Anthony Mann, non ebbe possibilità di ripensare alla sceneggiatura e subì gravi pressioni dalla produzione. Per questi motivi non amò mai questo film, il suo primo a colori, che giudicava poco personale. Nonostante tali premesse e il suo giudizio negativo, la pellicola è un ottimo esempio di blockbuster storico: spettacolari sequenze di massa, forte enfasi nella narrazione e nel coinvolgimento emotivo del pubblico, un buon ritmo (nonostante la lunga durata) e un attore (Kirk Douglas) perfettamente in parte e dal fisico statuario. Rari gli eccessi retorico-sentimentali, per una pellicola che è, soprattutto, una grande storia d'amore che tocca il suo apice nella memorabile e struggente sequenza finale. La sceneggiatura è di Dalton Trumbo che, dopo i trascorsi nella “lista nera” di Hollywood negli anni del maccartismo, torna finalmente a firmare un proprio lavoro, mentre i notevoli titoli di testa sono realizzati da Saul Bass. Oltre a Douglas, l'intero cast è in ottima forma, a partire da Peter Ustinov (nei panni del proprietario dei gladiatori, Lentulo Batiato), Charles Laughton (Gracco, anziano capo del Senato) e Laurence Olivier (il politico e comandante militare Marco Licinio Crasso). Quattro premi Oscar: miglior attore non protagonista a Ustinov, miglior fotografia, miglior scenografia e migliori costumi.