2001: Odissea nello spazio
2001: A Space Odyssey
1968
Paesi
Usa, Gran Bretagna
Genere
Fantascienza
Durata
149 min.
Formato
Colore
Regista
Stanley Kubrick
Attori
Keir Dullea
Gary Lockwood
William Sylvester
Daniel Richter


L'alba dell'uomo. Un gruppo di scimmie, che fatica a sopravvivere nell'ambiente circostante, scopre un misterioso monolite nero. Venendovi a contatto, una di esse impara a usare un osso per difendersi e uccidere le scimmie nemiche. Quattro milioni di anni dopo, uno scienziato americano (William Sylvester) è in missione verso la luna per indagare sulla presenza di un monolite che invia segnali verso Giove.

Quando, nell'aprile del 1968, 2001: Odissea nello spazio fece le sue prime apparizioni sul grande schermo, tutto il cinema precedente (di fantascienza e non solo) sembrava invecchiato improvvisamente. Scandito in quattro parti, il film è un inarrivabile saggio filosofico sui rapporti tra essere umano e tecnologia, sulla violenza come arma di sopravvivenza e sull'evoluzione dell'uomo: evidenti i rimandi a Nietzsche, richiamato esplicitamente dalla riflessione sull'Übermensch (l'“oltreuomo”) e dal poema sinfonico di Richard Strauss, Così parlò Zarathustra (ispirato a un'opera del filosofo tedesco), sulle cui note le astronavi sembrano danzare armoniosamente. Prendendo spunto dal racconto La sentinella (1948) di Arthur C. Clarke, che collaborò alla stesura della sceneggiatura, Stanley Kubrick realizza un memorabile concerto audiovisivo, composto da movimenti di straordinaria geometria (l'osso scagliato dalla scimmia che, in un solo fotogramma, si trasforma in un'astronave), da sequenze sperimentali degne di un trip allucinogeno (il viaggio interstellare in Giove e oltre l'infinito) e scene ipnotiche e sublimi (l'arrivo alla stazione orbitante al ritmo del Danubio Blu di Johann Strauss figlio). Effetti speciali e idee futuristiche di tale complessità non si erano mai viste prima al cinema, e la riflessione sulla macchina che si ribella all'uomo (l'occhio rosso e immobile di HAL 9000 diventerà una delle immagini iconiche per eccellenza della storia della settima arte) genererà epigoni e imitazioni di ogni tipo. In una pellicola in cui le suggestioni bombardano ogni senso dello spettatore, l'elemento ancora oggi di maggior fascino è indubbiamente il misterioso monolite nero, che ha generato dubbi e discussioni mai sedate col passare del tempo: sia esso un'allegoria di Dio, del sapere, di una forza cosmica o degli extraterrestri, è il simbolo di quell'evoluzione che, quando appare, porta l'essere umano dallo stadio primordiale a quello di “oltreuomo”. Al termine di un viaggio indimenticabile ed esperienziale in cui l'uomo (Keir Dullea, perfetto nei panni del protagonista) vede se stesso invecchiare e morire, prima di rinascere in una nuova forma, l'apparizione del “bambino cosmico” rappresenta una delle vette della storia dell'arte del ventesimo secolo (e non solo) e l'apice espressivo e filosofico che il cinema abbia mai raggiunto. Sublime conclusione di quello che si potrebbe definire il “film assoluto”. Candidato all'Oscar in quattro categorie (tra cui quelle per la miglior regia e per la miglior sceneggiatura originale), 2001: Odissea nello spazio ha, incredibilmente e soltanto, vinto la statuetta per i migliori effetti speciali.


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