Mank, il nuovo film di David Fincher in uscita su Netflix il prossimo 4 dicembre, racconta la storia di Herman J. Mankiewicz, interpretato da Gary Oldman, grande sceneggiatore che lavorò a Hollywood dalla fine degli anni Venti. Alcolizzato e spesso in rotta con i produttori, Mankiewicz un giorno venne chiamato da un giovanissimo Orson Welles (all’epoca dei fatti appena ventiquattrenne, ma il talento e l’ambizione erano già smodati) per realizzare il copione di quello che sarebbe poi diventato uno dei film più importanti della storia del cinema: Quarto potere (1941).
Le controversie attorno alla lavorazione dello script di Citizen Kane, firmato da Welles e Mankiewicz, muovono dalla premessa secondo cui entrambi cercarono di attribuirsene il più possibile la paternità: il film segue la pista della giornalista e critica cinematografica del New Yorker Pauline Kael, che nel 1971 disse che l’unico Oscar vinto da Welles era per qualcosa che non aveva fatto, facendo riferimento proprio alla sceneggiatura del suo capolavoro più noto e celebrato. Il film di Fincher va anche molto oltre, ma su questo avremo modo di tornare.
Basandosi su questa storia, Mank, che in molti giochi di luce rievoca la pellicola d’epoca con gusto filologico ed è un film meta-cinematografico dall’inizio alla fine, non poteva che essere un lungometraggio straripante di personaggi realmente esistiti e legati alla storia del cinema. Come dice a Mankiewicz in un dialogo con John Houseman (nomen omen, ma parleremo di lui tra poche righe), che gli sta alle calcagna per conto di Welles per sincerarsi che scriva abbastanza, mentre lo sceneggiatore giace a letto convalescente in seguito a un incidente stradale dissipando alcol e fumando, “la storia è così complicata che servirà una mappa”. Lo stesso si può dire, in virtù di un impeto meta che Mank non abbandona mai, del film di Fincher, basato su una sceneggiatura di vecchia data del padre Jack, oggi defunto e che non ebbe mai modo di realizzare questo progetto.
Addentriamoci dunque in una veloce panoramica sui personaggi storici presenti nel film (a parte Welles, interpretato nel film da Tom Burke - come mostra la foto di seguito - e per la cui biografia vi rimandiamo qui), premessa forse indispensabile per fruirne e goderne appieno in tutte le sue infinite densità e stratificazioni affilate e pungenti.
Photo illustration by Slate. Photos by Self scan from the American Magazine for June 1938/Wikipedia and Netflix
HERMAN J. MANKIEWICZ (GARY OLDMAN)
Photo illustration by Slate. Photos by International News/Wikipedia and Netflix
Sceneggiatore, giornalista e critico teatrale statunitense, dopo gli studi alla Columbia University lavorò a Berlino come corrispondente del Chicago Tribune e rientrato negli Stati Uniti prestò servizio come critico teatrale del New York Times e del New Yorker. Entrò nel mondo del cinema grazie a un altro sceneggiatore di fama e pregio, Ben Hecht (autore di tanti script anche per Alfred Hitchcock e figura chiave della storia hollywoodiana), arrivando a Hollywood nel 1926. Dialoghista brillante e sofisticato, uomo di un'intelligenza acuminata e autolesionista e dotato di una cultura sulfurea e raffinata che lo portò a trovarsi spesso in rotta coi produttori del tempo, Mankiewicz lavorò anche a La guerra lampo dei fratelli Marx e quando la Warner Bros. lo punì costringendolo a lavorare a un film di Rin Tin Tin, Mankiewicz propose provocatoriamente un soggetto che prevedeva che il cane trascinasse un bambino dentro una casa in fiamme, a riprova del suo spirito ironico da saltimbanco caustico e funereo. Come dice la sua versione di fiction in Mank: "La narrazione è un un unico grande cerchio, come una girella alla cannella, non una linea dritta che punta dritta all’uscita". Per la sceneggiatura di Quarto potere, da lui ritenuta la migliore cosa che abbia mai scritto, vinse l’Oscar nel 1942: la scrisse costretto a letto da una frattura alla gamba, con l’assistenza (si fa per dire) di John Houseman, che lo "aiutò" a osservare la scadenza di 90 giorni (poi decurtati a 60 da Welles stesso). Per la figura di Charles Foster Kane s’ispirò all’editore William Randolph Hearst ed ebbe una carriera compromessa da alcolismo e gioco d’azzardo, nella quale il titanismo del suo ingegno non smise mai di fare a pugni con fantasmi e demoni personali. Nel film sono presenti anche la moglie Sara e il fratello minore Joseph L. Mankiewicz (nella foto a seguire: nel film lo interpreta Tom Pelphrey), regista tra gli altri del capolavoro Eva contro Eva e con una filmografia paradossalmente molto più ricca e brillante della sua.
Photo illustration by Slate. Photos by 20th Century Fox/Wikipedia and Netflix
MARION DAVIES (AMANDA SEYFRIED)
Photo illustration by Slate. Photos by MGM/Wikipedia and Netflix
Figlia di un politico di Brooklyn, Marion Davies debutta sulle scene ancora adolescente. Bionda e avvenente come poche altre attrici del suo tempo, è una delle ballerine di punta delle Ziegfeld Follies, e a soli vent'anni viene notata dal magnate della stampa William Randolph Hearst, che si innamora di lei. Nonostante sia già sposato e di ben trentaquattro anni più anziano, il magnate fa di lei la sua amante ufficiale, facendo leva sul proprio potere economico e mediatico per renderla una star del cinema. L’attrice, ritenuta sia da Mank sia da Welles di una brillantezza rara sullo schermo, recita così in melodrammi in costume, raggiungendo il successo in commedie leggiadre come Maschere di celluloide (1928) di King Vidor. Con Hearst formò una coppia di grande mondanità grazie alle feste memorabili nel castello Hearst, loro faraonica residenza a San Simeon, poco lontano da Los Angeles (“Ciò che Dio si sarebbe costruito se avesse avuto i soldi", come dice Mankiewicz in Mank citando George Bernard Shaw). I due furono coinvolti anche nella morte misteriosa del regista e produttore Thomas H. Ince. Si racconta che Hearst non avrebbe voluto colpire lui a bordo dello yacht, ma Charlie Chaplin, amante presunto di Marion. Il corpo di Ince viene subito cremato e nessuna autopsia permetterà mai di appurare la verità su una morte tanto controversa. Per Quarto potere la Davies soffrì molto per via del fatto che tanti videro lei nella rappresentazione della moglie di Kane, Susan Alexander, cantante alcolizzata e senza talento, ma Welles negò sempre la cosa, tessendone le lodi. Marion Davies morì di cancro a sessantaquattro anni. In una scena del film Mank la paragona a Dulcinea del Don Chisciotte di Cervantes, ma su quest’aspetto, estremamente peculiare e decisivo, avremo modo di tornare in un prossimo approfondimento.
RITA ALEXANDER (LILY COLLINS)
Segreteria personale di Herman, dalla quale il personaggio di Susan Alexander Kane in Quarto potere prese il nome. Nel film viene presentata come una figura amorevole, dolce ma anche spigolosa, sostenuta da grande dignità ma anche da un sempre maggiore fastidio neanche troppo malcelato nel fare i conti con gli eccessi e i vizi controproducenti di Mank.
WILLIAM RANDOLPH HEARST (CHARLES DANCE)
Photo illustration by Slate. Photos by history.sandiego.edu/Wikipedia and Netflix
È divenuto celebre, oltre che per la sua smisurata ricchezza (si stima che i suoi introiti arrivarono a toccare i 15 milioni di dollari annui), anche per aver creato uno dei più grandi imperi mediatici di sempre, influenzando fortemente lo stile giornalistico e l'opinione pubblica statunitense. È considerato, insieme a Joseph Pulitzer, il padre del giornalismo scandalistico («Yellow Journalism», dal nome del fumetto Yellow Kid). Venne eletto per due volte alla Camera dei rappresentanti per il Partito Democratico. La sua vita, come già precisato, nel 1941 ispirò il capolavoro cinematografico di Orson Welles Quarto potere (Citizen Kane).
LOUIS B. MAYER (ARLISS HOWARD)
Photo illustration by Slate. Photos by Exhibitors Herald/Wikipedia and Netflix
Louis Burt Mayer, produttore cinematografico statunitense di origine bielorussa nato Lazar Meir, è celebre per essere stato l'incontrastato e dispotico capo del più celebre studio hollywoodiano, la Metro Goldwyn Mayer. Fu uno dei 36 membri fondatori dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS) che nacque nel 1927, un'organizzazione per il miglioramento e la promozione mondiale del cinema. L'Accademia, nel 1929, creò il Premio Oscar ed è ancora oggi attiva nell'organizzaione del premio. Dalla metà degli anni venti e per tutti gli anni trenta, Louis B. Mayer regnò incontrastato sulla "Mecca del Cinema" e, con l'aiuto del brillante produttore Irving Thalberg, promosse un cinema spettacolare quanto "per famiglie". Rese la vita difficile a registi provocatori, come ad esempio Erich von Stroheim col suo Rapacità (Greed, 1924), ma, col suo fiuto finanziario e commerciale riuscì a intuire i gusti del pubblico e, grazie anche a lui, la MGM realizzò film indimenticabili. Resta storico, però, anche il suo atteggiamento dispotico e le sue idee conservatrici: indimenticabili l'odio per John Gilbert, il distacco nei confronti di Greta Garbo, lo sfruttamento del talento di Judy Garland, ma anche la gentilezza verso Katharine Hepburn.
JOHN HOUSEMAN (SAM TROUGHTON)
Photo illustration by Slate. Photos by 20th Century Fox/Wikipedia and Netflix
Nato col nome di Jacques Haussmann a Bucarest, nel 1937 fondò assieme all'amico Orson Welles il Mercury Theatre, imponendosi all'attenzione del pubblico e della critica per una rivisitazione in chiave contemporanea del Giulio Cesare di William Shakespeare. Sceneggiatore e produttore di successo, apparve in poche pellicole, conquistando il Premio Oscar al miglior attore non protagonista nel 1974 per la sua interpretazione in Esami per la vita, diretto da James Bridges. L'ultima sua apparizione fu nel film Una pallottola spuntata (1988), dove comparve, non accreditato, come istruttore di scuola guida. In Mank è impegnato, alacramente, a rintuzzare Mank sulle scadenza, intimandogli di "volare basso" nella scrittura e ai duetti sprezzanti tra i due personaggi sono dedicati alcuni dei dialoghi più belli del film.
IRVING THALBERG (FERDINAND KINGSLEY)
È uno dei 36 membri fondatori dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS). È stato onorato dall'Academy con il premio alla memoria in suo nome, ossia col Premio alla memoria Irving G. Thalberg. Marito dell'attrice Norma Shearer, Thalberg morì di polmonite a 37 anni a Santa Monica. Al momento della sua morte, stava lavorando al film Un giorno alle corse (1937) con i fratelli Marx. La vita di Thalberg è stata d'ispirazione per film Gli ultimi fuochi di Elia Kazan.
CHARLES DAVIES LEDERER (JOSEPH CROSS)
Charles Davies Lederer è nato in un'importante famiglia teatrale a New York e, dopo che i suoi genitori hanno divorziato, è stato cresciuto in California da sua zia, Marion Davies. Bambino prodigio tipicamente hollywoodiano, è entrato al college all'età di 13 anni, ma ha abbandonato dopo alcuni anni per lavorare come giornalista con i giornali di Hearst. Lederer è noto per i suoi adattamenti comici e aspri e per le sceneggiature collaborative degli anni Quaranta e dei primi anni Cinquanta. I suoi script hanno spesso approfondito le influenze corrosive della ricchezza e del potere. La scrittura di Lederer era considerata tra le migliori del periodo, e insieme agli amici scrittori Ben Hecht e Herman Mankiewicz, divenne un importante esponente del genere cinematografico noto come screwball comedy.
BEN HECHT (JEFF HARMS)
Ha lavorato come sceneggiatore, scrittore, giornalista in un talk show irriverente (di cui era autore) e come regista (con scarsi risultati). Ha sempre detestato (forse talvolta per posa) l'industria hollywoodiana, accusando il suo lavoro di sceneggiatore come la causa del suo mancato "grande romanzo". Ha lavorato insieme ad altri scrittori come Francis Scott Fitzgerald alla sceneggiatura di Via col vento. Ha vinto l'Oscar al miglior soggetto nel 1929 per Le notti di Chicago e nel 1936 per The Scoundrel. Non si presentò alla cerimonia degli Oscar del 1929 quando vinse la prima statuetta; mandò invece un telegramma dicendo di essere onorato e felice che fosse stato istituito un premio per cercare di mettere in luce i film di qualità. In questo modo Hollywood sembrava meno una "latrina". Ha contribuito a numerose sceneggiature come script doctor, dunque senza essere citato nei titoli del film.Il film Scarface del 1983 di Brian De Palma, come riportato nei titoli di coda, è dedicato a lui e a Howard Hawks, essendo stati rispettivamente sceneggiatore e regista di Scarface - Lo sfregiato del 1932.
UPTON SINCLAIR (BILL NYE)
Scrittore, saggista, giornalista, drammaturgo ed attivista statunitense, crebbe in un ambiente colto e raffinato ma in mezzo a costanti ristrettezze economiche, spingendosi fin dalla giovinezza verso ideali socialisti. Come narratore ottenne un clamoroso successo fin dall'inizio con il romanzo La giungla nel 1906, sulla scandalosa condizione dei lavoratori ai mercati di bestiame di Chicago. Il libro, che fu definito da Jack London "la Capanna dello zio Tom degli schiavi salariati", fu recensito da Churchill e per esso Shaw ebbe parole di viva ammirazione. La giungla viene inoltre ricordato per aver contribuito all'attuazione del Pure Food and Drug Act dello stesso, una legge sulla purezza di alimenti e medicinali. Unendo la sua attività di romanziere a quella di scrittore di pamphlet politici e di appassionato assertore del socialismo, Sinclair affrontò tutti gli aspetti negativi della società americana in saggi, romanzi e racconti di robusta vena narrativa: una produzione che occupa circa 90 volumi. Nel 1927 scrisse il romanzo Oil! (Petrolio!) da cui, nel 2007, è stato tratto il film Il petroliere di Paul Thomas Anderson. Durante la crisi del 1930 fu candidato democratico alla carica di governatore della California. La sequenza a lui dedicata nel film, sulla sua possibile elezione a governatore, è letteralmente strepitosa e da antologia.
Fonte foto: Slate
Le controversie attorno alla lavorazione dello script di Citizen Kane, firmato da Welles e Mankiewicz, muovono dalla premessa secondo cui entrambi cercarono di attribuirsene il più possibile la paternità: il film segue la pista della giornalista e critica cinematografica del New Yorker Pauline Kael, che nel 1971 disse che l’unico Oscar vinto da Welles era per qualcosa che non aveva fatto, facendo riferimento proprio alla sceneggiatura del suo capolavoro più noto e celebrato. Il film di Fincher va anche molto oltre, ma su questo avremo modo di tornare.
Basandosi su questa storia, Mank, che in molti giochi di luce rievoca la pellicola d’epoca con gusto filologico ed è un film meta-cinematografico dall’inizio alla fine, non poteva che essere un lungometraggio straripante di personaggi realmente esistiti e legati alla storia del cinema. Come dice a Mankiewicz in un dialogo con John Houseman (nomen omen, ma parleremo di lui tra poche righe), che gli sta alle calcagna per conto di Welles per sincerarsi che scriva abbastanza, mentre lo sceneggiatore giace a letto convalescente in seguito a un incidente stradale dissipando alcol e fumando, “la storia è così complicata che servirà una mappa”. Lo stesso si può dire, in virtù di un impeto meta che Mank non abbandona mai, del film di Fincher, basato su una sceneggiatura di vecchia data del padre Jack, oggi defunto e che non ebbe mai modo di realizzare questo progetto.
Addentriamoci dunque in una veloce panoramica sui personaggi storici presenti nel film (a parte Welles, interpretato nel film da Tom Burke - come mostra la foto di seguito - e per la cui biografia vi rimandiamo qui), premessa forse indispensabile per fruirne e goderne appieno in tutte le sue infinite densità e stratificazioni affilate e pungenti.
Photo illustration by Slate. Photos by Self scan from the American Magazine for June 1938/Wikipedia and Netflix
HERMAN J. MANKIEWICZ (GARY OLDMAN)
Photo illustration by Slate. Photos by International News/Wikipedia and Netflix
Sceneggiatore, giornalista e critico teatrale statunitense, dopo gli studi alla Columbia University lavorò a Berlino come corrispondente del Chicago Tribune e rientrato negli Stati Uniti prestò servizio come critico teatrale del New York Times e del New Yorker. Entrò nel mondo del cinema grazie a un altro sceneggiatore di fama e pregio, Ben Hecht (autore di tanti script anche per Alfred Hitchcock e figura chiave della storia hollywoodiana), arrivando a Hollywood nel 1926. Dialoghista brillante e sofisticato, uomo di un'intelligenza acuminata e autolesionista e dotato di una cultura sulfurea e raffinata che lo portò a trovarsi spesso in rotta coi produttori del tempo, Mankiewicz lavorò anche a La guerra lampo dei fratelli Marx e quando la Warner Bros. lo punì costringendolo a lavorare a un film di Rin Tin Tin, Mankiewicz propose provocatoriamente un soggetto che prevedeva che il cane trascinasse un bambino dentro una casa in fiamme, a riprova del suo spirito ironico da saltimbanco caustico e funereo. Come dice la sua versione di fiction in Mank: "La narrazione è un un unico grande cerchio, come una girella alla cannella, non una linea dritta che punta dritta all’uscita". Per la sceneggiatura di Quarto potere, da lui ritenuta la migliore cosa che abbia mai scritto, vinse l’Oscar nel 1942: la scrisse costretto a letto da una frattura alla gamba, con l’assistenza (si fa per dire) di John Houseman, che lo "aiutò" a osservare la scadenza di 90 giorni (poi decurtati a 60 da Welles stesso). Per la figura di Charles Foster Kane s’ispirò all’editore William Randolph Hearst ed ebbe una carriera compromessa da alcolismo e gioco d’azzardo, nella quale il titanismo del suo ingegno non smise mai di fare a pugni con fantasmi e demoni personali. Nel film sono presenti anche la moglie Sara e il fratello minore Joseph L. Mankiewicz (nella foto a seguire: nel film lo interpreta Tom Pelphrey), regista tra gli altri del capolavoro Eva contro Eva e con una filmografia paradossalmente molto più ricca e brillante della sua.
Photo illustration by Slate. Photos by 20th Century Fox/Wikipedia and Netflix
MARION DAVIES (AMANDA SEYFRIED)
Photo illustration by Slate. Photos by MGM/Wikipedia and Netflix
Figlia di un politico di Brooklyn, Marion Davies debutta sulle scene ancora adolescente. Bionda e avvenente come poche altre attrici del suo tempo, è una delle ballerine di punta delle Ziegfeld Follies, e a soli vent'anni viene notata dal magnate della stampa William Randolph Hearst, che si innamora di lei. Nonostante sia già sposato e di ben trentaquattro anni più anziano, il magnate fa di lei la sua amante ufficiale, facendo leva sul proprio potere economico e mediatico per renderla una star del cinema. L’attrice, ritenuta sia da Mank sia da Welles di una brillantezza rara sullo schermo, recita così in melodrammi in costume, raggiungendo il successo in commedie leggiadre come Maschere di celluloide (1928) di King Vidor. Con Hearst formò una coppia di grande mondanità grazie alle feste memorabili nel castello Hearst, loro faraonica residenza a San Simeon, poco lontano da Los Angeles (“Ciò che Dio si sarebbe costruito se avesse avuto i soldi", come dice Mankiewicz in Mank citando George Bernard Shaw). I due furono coinvolti anche nella morte misteriosa del regista e produttore Thomas H. Ince. Si racconta che Hearst non avrebbe voluto colpire lui a bordo dello yacht, ma Charlie Chaplin, amante presunto di Marion. Il corpo di Ince viene subito cremato e nessuna autopsia permetterà mai di appurare la verità su una morte tanto controversa. Per Quarto potere la Davies soffrì molto per via del fatto che tanti videro lei nella rappresentazione della moglie di Kane, Susan Alexander, cantante alcolizzata e senza talento, ma Welles negò sempre la cosa, tessendone le lodi. Marion Davies morì di cancro a sessantaquattro anni. In una scena del film Mank la paragona a Dulcinea del Don Chisciotte di Cervantes, ma su quest’aspetto, estremamente peculiare e decisivo, avremo modo di tornare in un prossimo approfondimento.
RITA ALEXANDER (LILY COLLINS)
Segreteria personale di Herman, dalla quale il personaggio di Susan Alexander Kane in Quarto potere prese il nome. Nel film viene presentata come una figura amorevole, dolce ma anche spigolosa, sostenuta da grande dignità ma anche da un sempre maggiore fastidio neanche troppo malcelato nel fare i conti con gli eccessi e i vizi controproducenti di Mank.
WILLIAM RANDOLPH HEARST (CHARLES DANCE)
Photo illustration by Slate. Photos by history.sandiego.edu/Wikipedia and Netflix
È divenuto celebre, oltre che per la sua smisurata ricchezza (si stima che i suoi introiti arrivarono a toccare i 15 milioni di dollari annui), anche per aver creato uno dei più grandi imperi mediatici di sempre, influenzando fortemente lo stile giornalistico e l'opinione pubblica statunitense. È considerato, insieme a Joseph Pulitzer, il padre del giornalismo scandalistico («Yellow Journalism», dal nome del fumetto Yellow Kid). Venne eletto per due volte alla Camera dei rappresentanti per il Partito Democratico. La sua vita, come già precisato, nel 1941 ispirò il capolavoro cinematografico di Orson Welles Quarto potere (Citizen Kane).
LOUIS B. MAYER (ARLISS HOWARD)
Photo illustration by Slate. Photos by Exhibitors Herald/Wikipedia and Netflix
Louis Burt Mayer, produttore cinematografico statunitense di origine bielorussa nato Lazar Meir, è celebre per essere stato l'incontrastato e dispotico capo del più celebre studio hollywoodiano, la Metro Goldwyn Mayer. Fu uno dei 36 membri fondatori dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS) che nacque nel 1927, un'organizzazione per il miglioramento e la promozione mondiale del cinema. L'Accademia, nel 1929, creò il Premio Oscar ed è ancora oggi attiva nell'organizzaione del premio. Dalla metà degli anni venti e per tutti gli anni trenta, Louis B. Mayer regnò incontrastato sulla "Mecca del Cinema" e, con l'aiuto del brillante produttore Irving Thalberg, promosse un cinema spettacolare quanto "per famiglie". Rese la vita difficile a registi provocatori, come ad esempio Erich von Stroheim col suo Rapacità (Greed, 1924), ma, col suo fiuto finanziario e commerciale riuscì a intuire i gusti del pubblico e, grazie anche a lui, la MGM realizzò film indimenticabili. Resta storico, però, anche il suo atteggiamento dispotico e le sue idee conservatrici: indimenticabili l'odio per John Gilbert, il distacco nei confronti di Greta Garbo, lo sfruttamento del talento di Judy Garland, ma anche la gentilezza verso Katharine Hepburn.
JOHN HOUSEMAN (SAM TROUGHTON)
Photo illustration by Slate. Photos by 20th Century Fox/Wikipedia and Netflix
Nato col nome di Jacques Haussmann a Bucarest, nel 1937 fondò assieme all'amico Orson Welles il Mercury Theatre, imponendosi all'attenzione del pubblico e della critica per una rivisitazione in chiave contemporanea del Giulio Cesare di William Shakespeare. Sceneggiatore e produttore di successo, apparve in poche pellicole, conquistando il Premio Oscar al miglior attore non protagonista nel 1974 per la sua interpretazione in Esami per la vita, diretto da James Bridges. L'ultima sua apparizione fu nel film Una pallottola spuntata (1988), dove comparve, non accreditato, come istruttore di scuola guida. In Mank è impegnato, alacramente, a rintuzzare Mank sulle scadenza, intimandogli di "volare basso" nella scrittura e ai duetti sprezzanti tra i due personaggi sono dedicati alcuni dei dialoghi più belli del film.
IRVING THALBERG (FERDINAND KINGSLEY)
È uno dei 36 membri fondatori dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS). È stato onorato dall'Academy con il premio alla memoria in suo nome, ossia col Premio alla memoria Irving G. Thalberg. Marito dell'attrice Norma Shearer, Thalberg morì di polmonite a 37 anni a Santa Monica. Al momento della sua morte, stava lavorando al film Un giorno alle corse (1937) con i fratelli Marx. La vita di Thalberg è stata d'ispirazione per film Gli ultimi fuochi di Elia Kazan.
CHARLES DAVIES LEDERER (JOSEPH CROSS)
Charles Davies Lederer è nato in un'importante famiglia teatrale a New York e, dopo che i suoi genitori hanno divorziato, è stato cresciuto in California da sua zia, Marion Davies. Bambino prodigio tipicamente hollywoodiano, è entrato al college all'età di 13 anni, ma ha abbandonato dopo alcuni anni per lavorare come giornalista con i giornali di Hearst. Lederer è noto per i suoi adattamenti comici e aspri e per le sceneggiature collaborative degli anni Quaranta e dei primi anni Cinquanta. I suoi script hanno spesso approfondito le influenze corrosive della ricchezza e del potere. La scrittura di Lederer era considerata tra le migliori del periodo, e insieme agli amici scrittori Ben Hecht e Herman Mankiewicz, divenne un importante esponente del genere cinematografico noto come screwball comedy.
BEN HECHT (JEFF HARMS)
Ha lavorato come sceneggiatore, scrittore, giornalista in un talk show irriverente (di cui era autore) e come regista (con scarsi risultati). Ha sempre detestato (forse talvolta per posa) l'industria hollywoodiana, accusando il suo lavoro di sceneggiatore come la causa del suo mancato "grande romanzo". Ha lavorato insieme ad altri scrittori come Francis Scott Fitzgerald alla sceneggiatura di Via col vento. Ha vinto l'Oscar al miglior soggetto nel 1929 per Le notti di Chicago e nel 1936 per The Scoundrel. Non si presentò alla cerimonia degli Oscar del 1929 quando vinse la prima statuetta; mandò invece un telegramma dicendo di essere onorato e felice che fosse stato istituito un premio per cercare di mettere in luce i film di qualità. In questo modo Hollywood sembrava meno una "latrina". Ha contribuito a numerose sceneggiature come script doctor, dunque senza essere citato nei titoli del film.Il film Scarface del 1983 di Brian De Palma, come riportato nei titoli di coda, è dedicato a lui e a Howard Hawks, essendo stati rispettivamente sceneggiatore e regista di Scarface - Lo sfregiato del 1932.
UPTON SINCLAIR (BILL NYE)
Scrittore, saggista, giornalista, drammaturgo ed attivista statunitense, crebbe in un ambiente colto e raffinato ma in mezzo a costanti ristrettezze economiche, spingendosi fin dalla giovinezza verso ideali socialisti. Come narratore ottenne un clamoroso successo fin dall'inizio con il romanzo La giungla nel 1906, sulla scandalosa condizione dei lavoratori ai mercati di bestiame di Chicago. Il libro, che fu definito da Jack London "la Capanna dello zio Tom degli schiavi salariati", fu recensito da Churchill e per esso Shaw ebbe parole di viva ammirazione. La giungla viene inoltre ricordato per aver contribuito all'attuazione del Pure Food and Drug Act dello stesso, una legge sulla purezza di alimenti e medicinali. Unendo la sua attività di romanziere a quella di scrittore di pamphlet politici e di appassionato assertore del socialismo, Sinclair affrontò tutti gli aspetti negativi della società americana in saggi, romanzi e racconti di robusta vena narrativa: una produzione che occupa circa 90 volumi. Nel 1927 scrisse il romanzo Oil! (Petrolio!) da cui, nel 2007, è stato tratto il film Il petroliere di Paul Thomas Anderson. Durante la crisi del 1930 fu candidato democratico alla carica di governatore della California. La sequenza a lui dedicata nel film, sulla sua possibile elezione a governatore, è letteralmente strepitosa e da antologia.
Fonte foto: Slate