Regista, sceneggiatore e produttore, Alberto Lattuada si laurea in architettura ma ben presto il suo interesse vira verso le arti visive. Esordisce dietro la macchina da presa nel 1942 con Giacomo l'idealista, dopo aver sperimentato mansioni da critico. Nell'immediato dopoguerra si avvicina al neorealismo con Il bandito (1946), interpretato da Carla Del Poggio, poi divenuta sua moglie, e nel 1950 dirige insieme a Federico Fellini Luci del varietà. Nel 1951 gira Anna con Silvana Mangano e nel 1952 Il cappotto con Renato Rascel. Scopritore di molte giovani attrici, tra cui Catherine Spaak, attraversa gli anni Settanta e Ottanta: celebri le collaborazioni con Ugo Tognazzi (Venga a prendere il caffè da noi, 1970), Renato Pozzetto (Oh, Serafina!, 1976) e Virna Lisi (La cicala, 1980).
Lattuata sarà protagonista della prossima retrospettiva del Locarno Film Festival 2021, ma intanto a raccontarcelo ha provveduto Paolo Mereghetti in un video, realizzato per l'occasione e diffuso dai canali del festival, dal titolo #01 Verso Lattuada con Paolo Mereghetti.
«Ho avuto modo di incontrarlo più di volte, eravamo "Congiurati della Bassa". Suo papà, il compositore Felice Lattuada, e mio nonno erano stati molto amici - racconta Mereghetti - Penso che non abbia mai ricevuto l'attenzione critica che meritava perchè è sempre stato un regista inattuale, non ha seguito le mode ma il proprio estro. Anche nei primi film neorealisti che realizzò vi inserì delle tensioni noir e thriller, come ne Il bandito. Le avvisaglie del boom le capì già nel '57 con Guendalina e nel 1960, con I dolci Inganni, per la prima volta in Italia qualcuno fece propri gli spunti e le ambizioni della Nouvelle Vague. Era un registo attento, colto e curioso di quello che succedeva. In Mafioso ha raccontato l'immoralità del boom contrapposta alla moralità personale, con Sordi impegnato in un contro-ruolo. Poi però magari arrivava anche tardi sul cose, come ad esempio in Venga a prendere il caffé da noi, dove raccontò quanto fosse meschina la piccola borghesia».
Potete vedere di seguito il video integrale.
Lattuata sarà protagonista della prossima retrospettiva del Locarno Film Festival 2021, ma intanto a raccontarcelo ha provveduto Paolo Mereghetti in un video, realizzato per l'occasione e diffuso dai canali del festival, dal titolo #01 Verso Lattuada con Paolo Mereghetti.
«Ho avuto modo di incontrarlo più di volte, eravamo "Congiurati della Bassa". Suo papà, il compositore Felice Lattuada, e mio nonno erano stati molto amici - racconta Mereghetti - Penso che non abbia mai ricevuto l'attenzione critica che meritava perchè è sempre stato un regista inattuale, non ha seguito le mode ma il proprio estro. Anche nei primi film neorealisti che realizzò vi inserì delle tensioni noir e thriller, come ne Il bandito. Le avvisaglie del boom le capì già nel '57 con Guendalina e nel 1960, con I dolci Inganni, per la prima volta in Italia qualcuno fece propri gli spunti e le ambizioni della Nouvelle Vague. Era un registo attento, colto e curioso di quello che succedeva. In Mafioso ha raccontato l'immoralità del boom contrapposta alla moralità personale, con Sordi impegnato in un contro-ruolo. Poi però magari arrivava anche tardi sul cose, come ad esempio in Venga a prendere il caffé da noi, dove raccontò quanto fosse meschina la piccola borghesia».
Potete vedere di seguito il video integrale.