“Io non sono un trofeo da vincere”
La principessa Jasmine mette in chiaro le cose: la rotta è cambiata rispetto al passato, il percorso per l’emancipazione femminile passa anche attraverso i Classici, e il Rinascimento Disney dà una decisa accelerazione in questo senso. Sono lontani i tempi delle principesse come Biancaneve, Cenerentola o Aurora, figure femminili iconiche, simboli di bontà, gentilezza e pazienza, ma lontane dall’essere figure autonome e forti. E tutto è iniziato nel 1989, con un’adolescente che non vedeva l’ora di avere contatti con la superficie.
“Se solo riuscissi a farglielo capire... Io non vedo le cose nel modo in cui le vede lui.”
La Sirenetta racconta infatti la storia di Ariel, un’adolescente ribelle (non a caso la scelta dei capelli rossi) che si innamora di un principe: lei è una sirena, lui un essere umano, e Re Tritone non vuole ci siano contatti tra i due mondi, troppo spaventato dagli uomini. Ma Ariel non ci sta, non accetta in silenzio le scelte e le imposizioni di suo padre, cerca la sua strada, anche se ancora mossa da una motivazione superficiale (l’amore a prima vista, che ancora ricorda le prime principesse) rispetto a chi la seguirà. Ed è interessante il discorso che Ursula, la Strega del Mare, fa alla giovane dopo averle proposto un patto: la sua voce in cambio di un corpo umano, in modo da poter coronare il suo sogno d’amore. È un inganno, lo sa Ursula, che però per convincere Ariel le dice: “Avrai sempre la tua bellezza, il tuo bel faccino...”. Non erano queste caratteristiche fondamentali delle prime principesse? Ma Ariel accetta di perdere la sua voce, che acquisisce un valore simbolico, si, ma è una scelta che dimostra quanto Ariel non sia ancora pronta: è un’adolescente, dopotutto.
“Belle, sarebbe ora che ti togliessi dalla testa questi libri e ti occupassi di cose più importanti... Per esempio di me! Ormai ne parla tutta la città; non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee e comincia a pensare!”
Belle è la svolta: legge, sa a memoria i libri della biblioteca, è immune al fascino di Gaston, il bello del paese, e si innamora della Bestia, imparando a guardare ciò che si cela dietro un corpo mostruoso. Si capisce dalle prime battute come lei sia differente da tutte le figure femminili che l’hanno preceduta, tanto che nel paesino francese dove vive con il padre inventore viene considerata “matta come lui”. Diversa, semplicemente. E la decisione di sacrificarsi e finire imprigionata nel castello al posto di suo padre è un’ulteriore dimostrazione di coraggio, dote totalmente nuova per le figure femminili disneyane, che in Belle trovano un modello a tutto tondo, quasi mai più replicato con tanto equilibrio. L’innamoramento graduale nei confronti della Bestia segna un solco con il passato: niente colpo di fulmine, niente bellezza esteriore, quello che conta sono sentimenti ben più profondi e maturi, e Belle è la prima principessa a provarli.
“Come vi permettete? Ve ne state lì a decidere del mio futuro”
Aladdin, la favola del “diamante allo stato grezzo”, è quella in cui Jasmine si ribella ai dettami della legge. Lei che rifiuta un pretendente dopo l’altro, che scappa dal palazzo del sultano, di notte, fingendosi una ragazza del popolo, solo per assaporare la libertà. Interessante come lei e Aladdin abbiano in mente due concetti differenti di essere liberi: inconsapevolmente, l’uno invidia la vita dell’altro. Lei ha una personalità molto forte, non le interessa nulla della ricchezza: “se mi sposerò, voglio che sia per amore”. Se. Non è scontato, non è una figura passiva in attesa che il bel principe si presenti e le dia il bacio del vero amore.
“Io lo amo padre... guardati intorno... è questo che la via dell’odio ci ha portato... questa è la vita che ho scelto, padre... quale sarà la tua? Dimmi...”
Così Pocahontas protegge l’amato John Smith, ormai con il destino segnato: un destino di morte e di vendetta. Il padre della ragazza la ascolta, lei insegna al suo popolo, come aveva insegnato al ragazzo inglese convinto di arrivare da lei ed essere lui il maestro. Anzi, quando usa la parola “selvaggi”, lei lo allontana: di quanto sia bello, di quanto lei possa essere innamorata di lui, le importa poco: la dignità e il rispetto vengono prima di tutto. Figura molto forte, Pocahontas trova nella natura e nell’amore per l’ambiente, nella ricerca di un equilibrio con ciò che la circonda, e allo stesso tempo trova spazio per amare qualcuno che non appartiene al suo popolo. “Ha lo spirito di sua madre. Va dove la porta il vento”
“Allora abbiamo incoronato il re folle sbagliato. Il solo folle che vedo siete voi!”
Esmeralda, che principessa non è, anzi, è una gitana che vive a Parigi, sfida Frollo. Lei, così diversa, un’eslcusa della Corte dei Miracoli, esce direttamente dalle pagine di Victor Hugo, unica creatura sensibile in tutta la capitale francese ad accorgersi di Quasimodo e ad apprezzarlo, a volergli bene. E proprio sulla sfumatura di affetto e amore si gioca un’altra differenza rispetto al passato: lei si innamora di Febo, il soldato, ma non per questo rifiuta il Gobbo: gli vuole bene, lo difende, lo apprezza, va oltre l’aspetto deforme che non ha fermato la popolazione parigina dal ridere di lui: stende le guardie di Frollo, per farlo. Prova pietà, misericordia per un personaggio che con lei condivide il buio, il silenzio, la necessità di fuga e di un nascondiglio. Lei, che sputa in faccia a Frollo pur di non perdere la sua dignità. “Dio, fa' qualcosa per quelli che un gesto d'amore non sanno cos'è”.
“Forse quello che volevo dimostrare era che riuscivo a cavarmela e guardandomi allo specchio, avrei visto qualcuno che valeva...”
Mulan è probabilmente l’espressione più estrema dell’emancipazione femminile della Disney, prima di arrivare a Elsa, che in Frozen non ha nemmeno bisogno di un principe. Mulan si taglia i capelli, si arruola nell’esercito cinese, per evitare che lo faccia suo padre. Nascondere il suo segreto durante l’addestramento, affrontare il pericolo della guerra incombente contro gli unni, fingersi un uomo e dimostrare alla Cina intera che cosa una donna possa fare: ecco cosa rappresenta Mulan. Non per questo rinuncia all’amore: il capitano Shang la affascina, lei prova dei sentimenti per lui, ma il senso del dovere e la sua missione sono così forti che lei non cede.
Il percorso, in tal senso, non si è concluso con il Rinascimento Disney,si pensi a Tiana, oltre alla già citata Elsa, ma è evidente come sia stato un decennio significativo e importante anche in quest’ottica.