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Roman Polanski risponde alle recenti accuse di stupro

Reduce dal suo ultimo film L'ufficiale e la spia, Roman Polanski è stato recentemente (e nuovamente) accusato di violenza sessuale da Valentine Monnier, modella e fotografa francese che, alcune settimane fa, ha affermato di essere stata picchiata e violentata dal regista nel 1975 in Svizzera. Accuse tutt'altro che nuove per Polanski, che finì nei guai la prima volta nel 1977 quando ebbe un rapporto sessuale con la tredicenne Samantha Geimer e fuggì in Francia per evitare una dura condanna.


Polanski ha deciso ora di esprimere il proprio punto di vista e ha concesso un'intervista a Paris Match.


"Non so di cosa parli, ciò che dice è falso, lo nego categoricamente. Non bastava lo stupro, anche il resto. Io non picchio le donne". E ancora: "Da anni mi accusano di essere un mostro, ormai mi sono abituato, ho la pelle dura. Ma per mia moglie (Emmanuelle Seigner) e per i miei figli è terribile, ricevono insulti e minacce, perciò ho deciso di parlare. Sono responsabile di ciò che ho fatto nel 1977, ho sbagliato, e la mia famiglia ne paga le conseguenze. I media approfittano di ogni nuova falsa accusa per attaccarmi con violenza e rispolverare l'argomento. Quello che è successo con Samantha è qualcosa di cui mi pento profondamente, e lei lo sa. Ogni volta che dicono falsità su di me, colpiscono anche lei: questa bagarre mediatica la fa soffrire più di quello che le ho fatto io".


Non manca nemmeno un riferimento ad Harvey Weinstein: "So che nel 2003 Weinstein andò in panico quando Il pianista vinse 2 BAFTA, tra cui miglior film, e lanciò una campagna per prevenire che la medesima cosa accadesse a Hollywood. È stato lui a ritirare fuori la storia con Samantha, il suo addetto stampa mi etichettò come "stupratore di bambini”. In ogni caso, paradossalmente, Il pianista non ha vinto il premio come miglior film, che va al produttore, ma io ho vinto come miglior regista".



Fonte: Deadline

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