Autore che ha segnato indelebilmente la storia del cinema e che ha contribuito in modo fondamentale alla nascita della New Hollywood, Francis Ford Coppola ha diretto pietre miliari nell'ambito delle produzioni americane, facendo incetta di premi e distinguendosi per la maniacale cura dei dettagli e la propensione a progetti folli e debordanti. Come dimenticare la leggendaria genesi della realizzazione di Apocalypse Now, un vero e proprio viaggio all'inferno le cui riprese furono funestate da un tifone, dall'infarto del protagonista Martin Sheen e dall'insofferenza generale per le difficoltà di permanenza nelle Filippine, con un Coppola che entrò in depressione e mise in pericolo anche il proprio matrimonio.
E a proposito di imprese titaniche, ecco la nostra classifica dei 5 migliori film del grande regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense:
5) RUSTY IL SELVAGGIO (1983)
Ideale secondo capitolo del dittico dedicato da Francis Ford Coppola ai burrascosi giovani degli anni '60, iniziato con I ragazzi della 56ª strada (1983). Prendendo sempre spunto da un romanzo di Susan E. Hinton (che collabora alla sceneggiatura), Coppola questa volta ha più libertà di azione, partecipa alla scrittura del film e schiaccia sul pedale del virtuosismo registico a lui tanto caro. Il risultato, a sorpresa, è un gioiello espressionista che, ancora oggi, sorprende per forza visiva e potenza della messinscena. Dissolvenze, bianco e nero ad alto contrasto (fotografia di Stephen H. Burum), simbolismi barocchi, colonna sonora jazz-sperimentale (curata da Coppola stesso e da Stewart Copeland, batterista dei The Police), ritmo trascinante e un lotto di attori terribilmente in forma (su tutti un malinconico e memorabile Mickey Rourke) fanno di Rusty il selvaggio uno dei film più originali e liberi degli interi anni '80. Il titolo originale allude ai pesci combattenti che il fratello vorrebbe liberare dall'acquario e che sono gli unici elementi a colori dell'intero film, metafora visiva di una aspirazione di emancipazione che si deve inevitabilmente scontrare con i vincoli di una realtà castrante.
4) LA CONVERSAZIONE (1974)
Girato tra Il padrino (1972) e Il padrino – Parte II (1974), insieme ai due capitoli sulla famiglia Corleone e al successivo Apocalypse Now (1979) è il film che va a completare il quartetto di opere monumentali degli anni ‘70 firmate da Francis Ford Coppola e che garantiranno al cineasta italoamericano un posto d'onore nella storia della settima arte. Attraverso un uso geniale dello spazio scenico, il regista (anche sceneggiatore) mette in scena una sorta di incubo a occhi aperti, claustrofobico e ansiogeno, sostanzialmente ambientato in tre soli luoghi (l'ufficio bunker di Caul, la piazza dove avviene la conversazione e il grattacielo dove il lavoro viene commissionato). Scandito dall'ossessiva ripetizione delle voci impresse sul nastro registrato, il film di Coppola, più che la storia della scoperta della propria coscienza da parte di una spia, è una rappresentazione cupa e graffiante della condizione dell'uomo moderno, stritolato dalla tecnologia (al tempo analogica) e privato di ogni forma di intimità.
3) IL PADRINO – PARTE II (1974)
Allo stesso tempo prequel e sequel del primo episodio, Il padrino – Parte II radicalizza, con smisurata ambizione, le tematiche del film precedente: ma laddove nel primo segmento Francis Ford Coppola e Mario Puzo si limitavano a fotografare un mondo (quello mafioso) e il suo funzionamento, in questo caso i riti, i meccanismi e le regole della famiglia Corleone si fanno metafora complessa e astratta del potere capitalistico nella sua accezione più metafisica e assoluta. Non c'è differenza di sorta tra Mafia e Capitalismo, nel film di Coppola, in quanto entrambi sono meccanismi socio-economici che impongono un servizio non richiesto per poi eliminare chi lo rifiuta e ridurre in sostanziale schiavitù chi se ne avvale (parallelismo evidente sia a livello macro-economico, negli affari di Michael in giro per l'America, che soprattutto a livello micro, dove il giovane Vito crea una piccola azienda di olio che, in realtà, offre protezione mafiosa ai disperati del quartiere). L'occhio di Coppola, tuttavia, non è mai quello del giudice moralista, quanto piuttosto quello dell'appassionato narratore onnisciente dell'800, che ama i propri personaggi nonostante stia raccontando una moderna tragedia umana.
2) IL PADRINO (1972)
Pietra miliare del cinema americano e architrave della cosiddetta New Hollywood, Il padrino (sceneggiato da Francis Ford Coppola insieme a Mario Puzo, autore del romanzo omonimo) è il film che rilanciò il business delle mega-produzioni americane e che, soprattutto, fece entrare nell'immaginario collettivo il mondo della mafia siciliana. Il culto della famiglia, il parallelismo con la politica, lo sfarzo, l'economia intesa come scambio di favori reciproci e il capitalismo di relazione, dopo l'uscita del film sono diventati un fenomeno pop. La pellicola ha influenzato tutto il cinema successivo sui gangster e anche, paradossalmente, il reale mondo della criminalità, che ha cercato di emulare le gesta dei Corleone nell'estetica e negli atteggiamenti. Lugubre e solenne tragedia shakespeariana, dal ritmo sostenuto e dall'atmosfera cupissima (splendida la fotografia di Gordon Willis), il film di Coppola è un'acuta riflessione sulla permeabilità del male come forza endemica che riesce a insinuarsi anche tra le maglie degli animi all'apparenza più miti e insospettabili.
1) APOCALYPSE NOW (1979)
Dopo quattro anni di lavorazione, Francis Ford Coppola dà vita a uno dei film più importanti della cultura contemporanea occidentale e, probabilmente, al miglior war-movie di tutti i tempi. Ispirato a Cuore di tenebra (1902) di Joseph Conrad e scritto a quattro mani insieme a John Milius, Apocalypse Now è un'opera folle e debordante che si presta alle più svariate interpretazioni e letture, raro caso in cui il risultato superi le pur superbe ambizioni del regista. Due, tra le tante suggestioni, gli assi portanti del film: la lisergica e allucinata descrizione in chiave rock dell'imperialismo americano da una parte, con i soldati che affrontano la guerra come se fosse una folle vacanza, fumando erba, assumendo acidi, ascoltando i Rolling Stones e facendo surf durante i bombardamenti; la risalita del fiume intesa come esoterico viaggio psicanalitico dentro la mente umana, attraverso il quale i protagonisti si spogliano di tutte le sovrastrutture razionali per arrivare a Kurtz, simbolo dell'irrazionalità più oscura e malvagia che alberga dentro tutti noi. Monumentale.