Jean Seberg è stata un'icona assoluta del cinema, consacrata da Fino all'ultimo respiro (1960) di Jean-Luc Godard che l'ha resa la musa della Nouvelle Vague. La sua performance è ancora oggi impressa nella mente di tutti ma la vita, soprattutto privata, dell'attrice è stata piena e travagliata e Seberg di Benedict Andrews, presentato Fuori Concorso a Venezia 76, racconta proprio uno di questi episodi meno conosciuti.
Ad accompagnare il film, oltre al regista, sono venuti al Lido Kristen Stewart, Jack O'Connell, Anthony Mackie, Zazie Beetz, Margaret Qualley e gli sceneggiatori, Anna Waterhouse e Joe Shrapnel. Ecco alcuni dei punti principali della conferenza stampa.
BENEDICT ANDREWS
Ci sono voluti quindici anni per raccontare questa storia. Ogni film ha bisogno di un certo tempo per nascere: stavamo aspettando le persone giuste e il momento migliore per fare questo lungometraggio e ci siamo riusciti adesso con questo gruppo.
Le performance di Jean Seberg sono tra le più naturali e veritiere e mi hanno colpito quando ero molto giovane: le avevo sempre in mente nel momento in cui ho cominciato a lavorare a teatro come regista. Quindi sono stato subito attratto da questa storia. Ma ciò che mi ha colpito della sceneggiatura è il fatto che noi seguiamo sempre Jean ma lo facciamo attraverso gli occhi dell'FBI che scrutano e indagano la privacy di questa donna, rinchiusa nel suo castello di vetro a Los Angeles. Jean era una donna molto vunerabile e onesta, tanto sullo schermo quanto nella vita, e desiderosa di fare la differenza. È possibile che sia per questo che la sua vita è stata distrutta.
Ognuno dei personaggi di questo film è rappresentato solo in superficie. Ci sarebbero molte altre storie per ciascuno di loro, Jean compresa, sia come donna che come attrice. In questo caso abbiamo scelto, però, di rappresentare solo l'immagine che l'FBI aveva di lei e del suo rapporto con Hakim Jamal, creata usando gli stessi strumenti che noi usiamo ora per fare cinema. Il film considera il modo in cui la verità può venire modificata e come questo processo danneggi diverse vite.
Il segreto motore del film è proprio la relazione fra il personaggio di Jean e quello del giovane agente FBI, che si incontrano solo per un momento sul finale. Jean è l'occhio del ciclone ma il pubblico segue Jack e lo vede diventare sempre più interessato, ossessionato e poi preoccupato per questa donna, ormai oggetto del suo lavoro. Questa continua danza fra i due ha un che di tenero e intimo e ci tenevo a mostrare come Jack fosse il primo effettivo spettatore di Jean in quel periodo.
KRISTEN STEWART
Io conoscevo Jean Seberg sono come l'immagine della donna che si passa il dito sulle labbra. La cosa bella di questa storia è che porta alla luce la sua onestà, la fame e la voglia di connettere con le altre persone. Erano poi questi i tratti che la rendevano così magnetica sullo schermo. Poter studiare tutto ciò che c'era sotto la superficie della donna di Fino all'ultimo respiro mi ha appassionata: ci vuole coraggio per sacrificare qualcosa che si ama davvero per altre persone e mi sembra che sia necessario ricordarla per altre ragioni oltre ai film e al taglio corto di capelli.
Io non sono esattamente come Jean, non ho social media, ma non mi è difficile mostrare pubblicamente le mie idee: si vede nei progetti che scelgo, nelle persone con cui mi lavoro o viene fuori nelle interviste. Non sono incredibilmente attiva socialmente ma non mi nascondo, è una bellissima sensazione.
Conoscendo queste caratteristiche di Jean mi sembra naturale che si sia trovata a casa in Francia: lì c'è una possibilità di correre certi rischi, senza per forza considerare gli aspetti commerciali di ciò che si sta facendo, che ho ritrovato anche io e che ho molto apprezzato.
Sto passando un bel momento nella mia carriera e sono molto orgogliosa delle persone con cui ho lavorato nell'ultimo periodo ma non ci sto pensando così tanto, sto seguendo l'istinto. Ed è quello che mi ha portato a Benedict.