Ichiko (Mariko Tsutsui) lavora come infermiera per una famiglia di cui ormai fa quasi parte. Quando la figlia minore della famiglia scompare, le cose per Ichiko cambieranno improvvisamente: i media, infatti, rivelano che il rapitore è suo nipote…
Mantenendosi coerente col suo cinema precedente, Fukada torna a parlare di segreti e complesse dinamiche famigliari (basti pensare al suo film Harmonium del 2016). Attraverso una messinscena studiata e raffinata, il regista giapponese guida lo spettatore dentro una storia di violenza e vendette, in cui i nodi vengono lentamente al pettine nel corso della visione. La regia è elegante e ben calibrata, mentre la sceneggiatura risulta al contrario confusa e macchinosa, incapace di tenere l’equilibrio che Fukada dimostra invece con le sue inquadrature. Eccessivamente studiato a tavolino e spesso forzato, il copione fatica a coinvolgere, soprattutto in una seconda parte poco appassionante. Peccato, perché c’era la possibilità di fare meglio, vista anche l’ottima performance della protagonista Mariko Tsutsui, che regge il film sulle proprie spalle. Presentato in concorso al Festival di Locarno.