Un amore all'altezza
Un homme à la hauteur
2016
Paese
Francia
Generi
Commedia, Sentimentale
Durata
98 min.
Formato
Colore
Regista
Laurent Tirard
Attori
Jean Dujardin
Virginie Efira
Cédric Kahn
César Domboy
Stéphanie Papanian
François-Dominique Blin
Diane (Virginie Efira), bella, di successo e intelligente, ha da poco lasciato il marito quando per caso conosce Alexandre (Jean Dujardin) che le telefona per avvisarla di aver ritrovato il suo pc. Le conversazioni tra i due si fanno frequenti e ben presto la donna capisce di essere affascinata dal brillante architetto. Quando finalmente i due si incontrano, però, Diane dovrà fare i conti con un aspetto particolare di Alexandre…
Vacua commedia sentimentale incline alla lacrima e al moralismo, Un amore all’altezza si inscrive nel solco dei mélo contemporanei francesi con pretese di riflessione sociale, come il sopravvalutato Quasi amici (2011), tentando forse di bissarne il planetario successo ma senza riuscirci. La sceneggiatura basilare e i personaggi tagliati con l’accetta non contribuiscono certo a vivacizzare un canovaccio melenso, in cui i meccanismi relazionali (la donna ama l’uomo ma si vergogna del suo essere nano e la società maligna la stigmatizza e l’addita) sono vergognosamente prevedibili. Dujardin “accorciato” con vari trucchi (tra cui pedane, green screen e utilizzo di controfigure) si impegna, ma non riesce a dare credibilità a una storia scontata e a tratti esplicitamente sciocca, in ansiosa ricerca del politicamente corretto. I sorrisi sono rarissimi, la regia è piatta e il pubblico non ha abboccato: ritirato dalle sale in Francia poco dopo l’uscita, è stato direttamente distribuito in DVD.
Vacua commedia sentimentale incline alla lacrima e al moralismo, Un amore all’altezza si inscrive nel solco dei mélo contemporanei francesi con pretese di riflessione sociale, come il sopravvalutato Quasi amici (2011), tentando forse di bissarne il planetario successo ma senza riuscirci. La sceneggiatura basilare e i personaggi tagliati con l’accetta non contribuiscono certo a vivacizzare un canovaccio melenso, in cui i meccanismi relazionali (la donna ama l’uomo ma si vergogna del suo essere nano e la società maligna la stigmatizza e l’addita) sono vergognosamente prevedibili. Dujardin “accorciato” con vari trucchi (tra cui pedane, green screen e utilizzo di controfigure) si impegna, ma non riesce a dare credibilità a una storia scontata e a tratti esplicitamente sciocca, in ansiosa ricerca del politicamente corretto. I sorrisi sono rarissimi, la regia è piatta e il pubblico non ha abboccato: ritirato dalle sale in Francia poco dopo l’uscita, è stato direttamente distribuito in DVD.
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