The Artist
The Artist
2011
Paesi
Francia, Belgio, Usa
Generi
Commedia, Drammatico, Sentimentale
Durata
100 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Michel Hazanavicius
Attori
Jean Dujardin
Bérénice Bejo
John Goodman
James Cromwell
Penelope Ann Miller
Missi Pyle
Malcolm McDowell
Hollywood, 1927. La star del cinema muto George Valentin (Jean Dujardin) si oppone all'avvento delle pellicole sonore e cade nell'oblio, mentre l'attrice Peppy Miller (Bérénice Bejo), che Valentin ha aiutato ad emergere, diventa una star e farà di tutto per farlo tornare al successo.
Uno dei film più premiati nella storia del cinema francese, The Artist riporta lo spettatore moderno ai fasti del muto con leggerezza ma puntuale impegno filologico, con tanto di cartelli, didascalie e titoli, esattamente come era stato delineato il linguaggio cinematografico prima dell'avvento del sonoro. Un atto d'amore verso la Settima arte che procede attraverso un lavoro certosino di citazioni, rimandi e giochi meta-cinematografici, con l'intento di tornare a far risplendere l'Hollywood muta degli anni Venti, quella affascinata dalle grandi storie d'amore, dall'esotismo avventuroso e dai primi divi del secolo. Se per Dujardin è inevitabile ricordare attori del calibro di Clark Gable, Douglas Fairbanks e Rodolfo Valentino (omaggiato nel nome del suo personaggio) e per la Bejo avvicinarsi ai canoni di Greta Garbo o Joan Crawford, la trama del film rievoca, oltre che la vera parabola decadente di molti attori del cinema muto, quella di grandi pellicole come È nata una stella (1937) di William A. Wellman (rifatto da Cukor nel 1954), o Cantando sotto la pioggia (1952), ma anche Viale del tramonto (1950) di Billy Wilder. Eccessivamente calcolato nello script e nella messa in scena, il film soffre di un approccio chirurgico quando non distaccato, ma riesce nel non facile compito di varcare i generi, passando dalla commedia al melodramma e al musical, senza diventare un semplice pastiche nostalgico. Una celebrazione (furbetta) del cinema tout court – da segnalare la scena della colazione identica alla storica sequenza di Quarto potere (1941) o la colonna sonora interamente ispirata a La donna che visse due volte (1958) – che dà vita a un vero e proprio incontro, o riconciliazione, tra il mondo della celluloide francese e Hollywood. Attori sopraffini, ma una menzione speciale va al piccolo Jack Russel Uggie, straordinario co-protagonista. Cinque premi Oscar su dieci nomination (film, regia, attore protagonista, colonna sonora, costumi), tre Golden Globe, sette Bafta, sei César, premio Goya come miglior film europeo, premio del pubblico al Festival di San Sebastián, premio per la miglior interpretazione maschile (Dujardin) al Festival di Cannes e una miriade di altri premi internazionali.
Uno dei film più premiati nella storia del cinema francese, The Artist riporta lo spettatore moderno ai fasti del muto con leggerezza ma puntuale impegno filologico, con tanto di cartelli, didascalie e titoli, esattamente come era stato delineato il linguaggio cinematografico prima dell'avvento del sonoro. Un atto d'amore verso la Settima arte che procede attraverso un lavoro certosino di citazioni, rimandi e giochi meta-cinematografici, con l'intento di tornare a far risplendere l'Hollywood muta degli anni Venti, quella affascinata dalle grandi storie d'amore, dall'esotismo avventuroso e dai primi divi del secolo. Se per Dujardin è inevitabile ricordare attori del calibro di Clark Gable, Douglas Fairbanks e Rodolfo Valentino (omaggiato nel nome del suo personaggio) e per la Bejo avvicinarsi ai canoni di Greta Garbo o Joan Crawford, la trama del film rievoca, oltre che la vera parabola decadente di molti attori del cinema muto, quella di grandi pellicole come È nata una stella (1937) di William A. Wellman (rifatto da Cukor nel 1954), o Cantando sotto la pioggia (1952), ma anche Viale del tramonto (1950) di Billy Wilder. Eccessivamente calcolato nello script e nella messa in scena, il film soffre di un approccio chirurgico quando non distaccato, ma riesce nel non facile compito di varcare i generi, passando dalla commedia al melodramma e al musical, senza diventare un semplice pastiche nostalgico. Una celebrazione (furbetta) del cinema tout court – da segnalare la scena della colazione identica alla storica sequenza di Quarto potere (1941) o la colonna sonora interamente ispirata a La donna che visse due volte (1958) – che dà vita a un vero e proprio incontro, o riconciliazione, tra il mondo della celluloide francese e Hollywood. Attori sopraffini, ma una menzione speciale va al piccolo Jack Russel Uggie, straordinario co-protagonista. Cinque premi Oscar su dieci nomination (film, regia, attore protagonista, colonna sonora, costumi), tre Golden Globe, sette Bafta, sei César, premio Goya come miglior film europeo, premio del pubblico al Festival di San Sebastián, premio per la miglior interpretazione maschile (Dujardin) al Festival di Cannes e una miriade di altri premi internazionali.
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