Contro tutto e tutti, il giovane Brewster (Bud Cort), ragazzo dalle tendenze sociali abbastanza ristrette, tenta in tutti i modi di trovare un metodo per poter volare. Il rapporto che lo lega a Louise (Sally Kellerman) è vincolato da una promessa di castità che sarà infranta solo a obiettivo raggiunto. Lui però dirotterà le sue attenzioni su Suzanne (Shelley Duvall). Slancio di natura metaforica per Altman, che prova a misurarsi con un respiro diverso, di sicuro non poco originale e fuori dal comune per vocazione al simbolismo e all'allegoria anche se non del tutto convincente: il sogno di Brewster è quello assai paradigmatico di una generazione intera che scalpita per librarsi in alto, al di sopra delle paludi di un '68 appena trascorso, ma già capace di produrre l'eco ambigua di scorie spesso contradditorie. Una sorta di favola stramba e beffardamente infantile, calata nel suo tempo e in grado di intercettare in modo nient'affatto banale lo spirito dell'epoca. Peccato però che sul film gravi una strana arietta mefitica che molto spesso ingarbuglia gratuitamente le carte in tavola. Esordio per Shelley Duvall, che diverrà una delle attrici predilette del regista.