Athena
Athena
2022
Netflix
Paese
Francia
Generi
Azione, Drammatico
Durata
97 min.
Formato
Colore
Regista
Romain Gavras
Attori
Dali Benssalah
Sami Slimane
Anthony Bajon
Ouassini Embarek
Alexis Manenti
Dopo la morte del fratello minore a causa di un presunto scontro con la polizia, Abdel (Dali Benssalah) viene richiamato a casa dalla prima linea e trova la sua famiglia devastata. Intrappolato tra il desiderio di vendetta del fratello minore Karim (Sami Slimane) e gli affari criminali del fratello maggiore Moktar (Ouassini Embarek), cerca con fatica di calmare le tensioni sempre più aspre. Quando però la situazione degenera, Athena, la loro comunità, si trasforma in una fortezza sotto assedio, diventando così la scena di una tragedia per la famiglia e non solo...
Ambientato in una Francia che, due secoli dopo la Rivoluzione del 1789, è ancora ostaggio di tensioni e lotte laceranti sulle barricante, Athena, opera terza di Romain Gavras (figlio d’arte di Costa-Gavras) dopo Our Day Will Come (2010) e Le monde est à toi (2018), è una muscolare incursione nelle periferie urbane del paese: quelle banlieue, da sempre crogiuolo e crocevia di scontri e contraddizioni incendiarie, nelle quali vive e abita il rimosso periferico delle città, ai margini a livello tanto economico quanto morale, sociale ed esistenziale. Riprendendo la lezione ideale de L’odio (1995) di Mathieu Kassovitz, ispirato al vero omicidio di un ragazzo da parte della polizia, Athena muove da uno spunto analogo, l’uccisione per mano delle forze di polizia del fratello minore dei tre protagonisti: una miccia che fa deflagrare definitivamente la rivolta dai palazzi di un quartiere il cui nome, oltre alla topografia del luogo, rimanda eloquentemente alla dea greca che, oltre a presiedere le arti, i mestieri e la saggezza, era anche la dea della guerra, incaricata di tenere in mano coi suoi interventi le sorti dei conflitti. Un riferimento non casuale, visto che Athena è costruito e filmato interamente come una guerra ma al contempo è pensato anche come una tragedia greca, nella quale la morte è un contraccolpo osceno da tenere rigorosamente fuori campo e il corpo del capo riveste una funzione sacrale e tribale, oltre che catartica e quasi sacerdotale nei momenti relativi al suo congedo. Potentissimo e vibrante nella messa in scena e a dir poco incandescente nel dispiego di mezzi, il film è costruito come un’inesorabile e martellante marcia di guerra che procede senza soluzione di continuità e senza esclusione di colpi, richiamando archetipi universali, che si possono far risalire fino alla guerra di Troia e alle storie di famiglie e fratelli dell’Iliade, ma riletti con piglio totalmente e spudoratamente contemporaneo. Il merito più grande di Athena dal punto di vista cinematografico è quello di rinnovare con slancio robustissimo, feroce e dolorosamente funereo le dinamiche di genere più risapute del thriller urbano, lavorando sulle coreografie degli scontri armati tra la polizia e gli abitanti di Athena - in particolare i giovanissimi, depositari di una furia guerrafondaia cieca senza speranza e senza futuro - con un vigoroso e travolgente dosaggio dei singoli punti di vista e piani sequenza. Una menzione d’onore spetta alla sequenza d’apertura, un longtake violentissimo e letteralmente da togliere il fiato nella sua guerriglia a tutto tondo, ma le sequenze memorabili non si contano (mentre più appannato e di riporto appare, con l’approssimarsi della conclusione, il finale propriamente detto). Si sente moltissimo, in produzione e in sceneggiatura, la mano di Ladj Ly, che firma la sceneggiatura insieme al regista e a Elias Belkeddar e che con I miserabili (2019) aveva firmato un altro affresco analogo, ma complessivamente meno potente, sulla periferia francese. Gavras aveva diretto, sempre ambientandolo nelle banlieue, il videoclip Stress del duo elettronico Justice, che si era analogamente distinto per brutalità. Distribuito da Netflix e presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022.
Ambientato in una Francia che, due secoli dopo la Rivoluzione del 1789, è ancora ostaggio di tensioni e lotte laceranti sulle barricante, Athena, opera terza di Romain Gavras (figlio d’arte di Costa-Gavras) dopo Our Day Will Come (2010) e Le monde est à toi (2018), è una muscolare incursione nelle periferie urbane del paese: quelle banlieue, da sempre crogiuolo e crocevia di scontri e contraddizioni incendiarie, nelle quali vive e abita il rimosso periferico delle città, ai margini a livello tanto economico quanto morale, sociale ed esistenziale. Riprendendo la lezione ideale de L’odio (1995) di Mathieu Kassovitz, ispirato al vero omicidio di un ragazzo da parte della polizia, Athena muove da uno spunto analogo, l’uccisione per mano delle forze di polizia del fratello minore dei tre protagonisti: una miccia che fa deflagrare definitivamente la rivolta dai palazzi di un quartiere il cui nome, oltre alla topografia del luogo, rimanda eloquentemente alla dea greca che, oltre a presiedere le arti, i mestieri e la saggezza, era anche la dea della guerra, incaricata di tenere in mano coi suoi interventi le sorti dei conflitti. Un riferimento non casuale, visto che Athena è costruito e filmato interamente come una guerra ma al contempo è pensato anche come una tragedia greca, nella quale la morte è un contraccolpo osceno da tenere rigorosamente fuori campo e il corpo del capo riveste una funzione sacrale e tribale, oltre che catartica e quasi sacerdotale nei momenti relativi al suo congedo. Potentissimo e vibrante nella messa in scena e a dir poco incandescente nel dispiego di mezzi, il film è costruito come un’inesorabile e martellante marcia di guerra che procede senza soluzione di continuità e senza esclusione di colpi, richiamando archetipi universali, che si possono far risalire fino alla guerra di Troia e alle storie di famiglie e fratelli dell’Iliade, ma riletti con piglio totalmente e spudoratamente contemporaneo. Il merito più grande di Athena dal punto di vista cinematografico è quello di rinnovare con slancio robustissimo, feroce e dolorosamente funereo le dinamiche di genere più risapute del thriller urbano, lavorando sulle coreografie degli scontri armati tra la polizia e gli abitanti di Athena - in particolare i giovanissimi, depositari di una furia guerrafondaia cieca senza speranza e senza futuro - con un vigoroso e travolgente dosaggio dei singoli punti di vista e piani sequenza. Una menzione d’onore spetta alla sequenza d’apertura, un longtake violentissimo e letteralmente da togliere il fiato nella sua guerriglia a tutto tondo, ma le sequenze memorabili non si contano (mentre più appannato e di riporto appare, con l’approssimarsi della conclusione, il finale propriamente detto). Si sente moltissimo, in produzione e in sceneggiatura, la mano di Ladj Ly, che firma la sceneggiatura insieme al regista e a Elias Belkeddar e che con I miserabili (2019) aveva firmato un altro affresco analogo, ma complessivamente meno potente, sulla periferia francese. Gavras aveva diretto, sempre ambientandolo nelle banlieue, il videoclip Stress del duo elettronico Justice, che si era analogamente distinto per brutalità. Distribuito da Netflix e presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022.
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