Liane (Malou Khebizi), una ragazza di 19 anni, vive con la madre e la sorella più piccola nel sud della Francia. Ossessionata dall’idea di diventare famosa grazie al suo aspetto fisico e ai suoi follower sui social network, Liane ha una grande speranza di poter cambiare la sua vita quando viene chiamata per un’audizione per un reality show di successo.

Prendendo spunto dal suo cortometraggio J’attends Jupiter del 2018, la regista francese Agathe Riedinger esordisce alla regia con questo film sicuramente sincero e dotato di spunti sentiti e spontanei, ma anche privo di quell’originalità necessaria a un’operazione di questo tipo. Girato in diverse sequenze con la videocamera a mano, così da far sentire ancora più da vicino i turbamenti della giovane protagonista, Diamant brut è un film che parla di influencer e ossessione per il proprio corpo, ma è soprattutto una pellicola sull’adolescenza, sulla necessità di essere visti, costi quel che costi. Il ritmo della narrazione è efficace, ma il film è troppo prevedibile e non riesce mai a creare un vero e proprio scarto drammaturgico rispetto a quello che ci si può comodamente aspettare. Credibile prova della giovane protagonista Malou Khebizi, così come la scrittura del suo personaggio, mentre il disegno d’insieme ha qualche forzatura e un paio di passaggi eccessivamente grossolani. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2024.