Atlas
Atlas
2021
Paesi
Svizzera, Belgio, Italia
Genere
Drammatico
Durata
88 min.
Formato
Colore
Regista
Niccolò Castelli
Attori
Matilda De Angelis
Helmi Dridi
Nicola Perot
Irene Casagrande
Anna Manuelli
Angelo Bison
Kevin Blaser
Neri Marcorè
Allegra (Matilda De Angelis), giovane appassionata di arrampicata, torna a Lugano per affrontare la morte del suo fidanzato e dei suoi amici, vittime di un attentato terroristico alla quale lei è sopravvissuta.
Atlas è il titolo del ritorno al cinema di finzione di Niccolò Castelli, ma è anche la vetta marocchina che Allegra avrebbe voluto scalare, simbolo della sua passione, ma anche monumento del suo vissuto tragico. Ritornata in patria come unica sopravvissuta dell’attentato che ha coinvolto lei e suoi amici, incomincia un percorso di riabilitazione, sia fisica che psicologica, che costituisce il fulcro dell’intero racconto. Grazie alle calibrate istantanee dei suoi ricordi, alla performance sofferta della convincente Matilda De Angelis, all'uso molto evocativo degli oggetti (come la pietra che usa per allenare la mano, chiara sineddoche della montagna stessa) e dell’ambiente che la circonda (il quale si manifesta nella netta contrapposizione tra la libertà in alta quota e la claustrofobia della città), lo spettatore rimane catturato dalla faticosa risalita della protagonista. Ad impedire però che il coinvolgimento si trasformi in sincera partecipazione emotiva è la scrittura superficiale dei personaggi secondari: portatori di parole poco significative, sia per la protagonista che per il pubblico, si rivelano essere dei semplici manichini, passaggi obbligati nel cammino che porta Allegra a riacquisire il controllo del proprio corpo, delle proprie passioni, e infine, della propria vita. Viene quindi meno il respiro e la portata di una storia, potenzialmente di grande impatto sentimentale, ma imprigionata all’interno di un mondo che, a causa della sua caratterizzazione approssimativa, rassomiglia maggiormente una scenografia teatrale che un universo reale.
Atlas è il titolo del ritorno al cinema di finzione di Niccolò Castelli, ma è anche la vetta marocchina che Allegra avrebbe voluto scalare, simbolo della sua passione, ma anche monumento del suo vissuto tragico. Ritornata in patria come unica sopravvissuta dell’attentato che ha coinvolto lei e suoi amici, incomincia un percorso di riabilitazione, sia fisica che psicologica, che costituisce il fulcro dell’intero racconto. Grazie alle calibrate istantanee dei suoi ricordi, alla performance sofferta della convincente Matilda De Angelis, all'uso molto evocativo degli oggetti (come la pietra che usa per allenare la mano, chiara sineddoche della montagna stessa) e dell’ambiente che la circonda (il quale si manifesta nella netta contrapposizione tra la libertà in alta quota e la claustrofobia della città), lo spettatore rimane catturato dalla faticosa risalita della protagonista. Ad impedire però che il coinvolgimento si trasformi in sincera partecipazione emotiva è la scrittura superficiale dei personaggi secondari: portatori di parole poco significative, sia per la protagonista che per il pubblico, si rivelano essere dei semplici manichini, passaggi obbligati nel cammino che porta Allegra a riacquisire il controllo del proprio corpo, delle proprie passioni, e infine, della propria vita. Viene quindi meno il respiro e la portata di una storia, potenzialmente di grande impatto sentimentale, ma imprigionata all’interno di un mondo che, a causa della sua caratterizzazione approssimativa, rassomiglia maggiormente una scenografia teatrale che un universo reale.
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