Karen (Aubrey Plaza), una mamma single, regala a suo figlio Andy (Gabriel Bateman) una bambola "Buddi" per il suo compleanno, ignara della sua natura mostruosa. Il giocattolo, creato in uno stabilimento del Vietnam, sprigionerà ben presto tutto il suo potere demoniaco.
Remake de La bambola assassina (1988) di Tom Holland, film capace di ritagliarsi un proprio personale spazio in coda all’horror degli anni ’80, il rifacimento diretto dal regista norvegese Lars Klevberg, già regista del corto Polaroid da cui ha tratto il suo dimenticabile lungometraggio omonimo nel 2018, riporta in vita la bambola Chucky dopo una serie di prodotti più o meno discutibili e trascurabili con al centro il personaggio. In questa nuova versione della storia, la bambola non è più posseduta dallo spirito di un serial killer, Charles Lee Ray, ma è un oggetto sempre più meccanizzato e spietato, svuotato dagli ingranaggi robotici che impediscono di uccidere e perpetrare le azioni più turbi, turpiloquio incluso. La creatura ideata da Don Mancini, complice questa svolta ancora più cupa e truculenta del passato, perde sicuramente una buona dose di freschezza per sintonizzarsi sulle implicazioni più rischiose e scivolose delle tecnologie contemporanee, con tanto di riferimenti beffardi ai colossi dell’e-commerce, da eBay in giù, passando anche per società come Uber e Alexa. L’ironia, per quanto aggiornata ai tempi che corrono secondo procedimenti un po’ di grana grossa, sa comunque il fatto suo strappando qualche macabra risata e la seconda parte, complice la mattanza in arrivo, è sicuramente è più efficace della prima. A prestare la voce a Chucky c’è Mark Hamill.