La bataille de Solférino
La bataille de Solférino
2013
Paese
Francia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
94 min.
Formato
Colore
Regista
Justine Triet
Attori
Laetitia Dosch
Vincent Macaigne
Arthur Harari
Virgil Vernier
Parigi, domenica 6 maggio 2012: nel giorno del ballottaggio tra Francois Hollande e Nicolas Sarkozy per l'elezione a Presidente della Repubblica francese, una giovane cronista (Laetitia Dosch), viene chiamata all'ultimo momento a coprire la diretta della giornata da Rue Solferino, allora sede del Partito Socialista e deve lasciare le due figlie piccole ad un improbabile babysitter, impedendo al padre (Vincent Macaigne), da cui è separata, di vederle, malgrado un provvedimento del giudice competente.

Il primo lungometraggio di finzione di Justine Triet giunge dopo alcuni documentari dove l'interesse principale della giovane regista si era concentrato sull'attualità sociale e in particolare sui comportamenti delle masse in occasione di manifestazioni di protesta politica, sindacale o studentesca tanto frequenti nella società francese. Questa dinamica rappresenta l'asse portante e la parte più riuscita del film, dove, nella fase centrale, i protagonisti sono proiettati tra la folla che occupa la Rue Solferino del titolo, generando nello spettatore una sensazione di ansia e claustrofobia. Accanto a questo l'autrice ha voluto affrontare un argomento serio e delicato come i diritti dei padri separati a vedere i propri figli, soprattutto quando sono molto piccoli ed incapaci di manifestare una volontà individuale. Il chiaro intento è quello di confrontare la "battaglia" politica al più alto livello con quella più nascosta ma non per questo meno distruttiva che avviene in una dimensione personale e familiare. L'operazione è coraggiosa ma i due livelli spesso non si amalgamano bene e soprattutto l'ultima parte risulta troppo urlata e sopra le righe, anche se decisamente credibile nel racconto di una lite di coppia piena di rabbia e rancore. Presentato in una sezione parallela del Festival di Cannes 2013, da sottolineare come tutti i personaggi, comprese le due bambine mantengano anche nella finzione i propri nomi di battesimo.
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