In una base militare dismessa, situata nei pressi di Los Angeles, una piccola comunità di emarginati sociali vive nel deserto a 40 metri sotto il livello del mare. Senza acqua né elettricità, senza una legge né un governo, questi uomini conducono una vita dalle condizioni estreme ma non ne vogliono sapere di tornare alla civiltà. Per raccontare la stratificazione di una società sempre più frammentata e disunita, Gianfranco Rosi ci conduce in un luogo isolato persino dal punto di vista geografico (non solo siamo in un deserto, ma addirittura sotto il livello del mare), dove un gruppo di emarginati in lotta contro le regole del mondo odierno trova rifugio per sopravvivere e vincere la solitudine. Rosi insiste su questo tema, continuando a suggerire similitudini tra la figura umana e lo sfondo paesaggistico, in una sorta di duello senza fine. Il landscape americano ricopre un ruolo di importanza capitale, al pari di quello degli individui ripresi: uno spazio sterminato e infinito all'interno del quale si è costretti ad arrangiarsi per sopravvivere. Parlando metaforicamente della vita di ognuno, Rosi firma così un'opera densa, visivamente potente e solida nella sua narrazione. Miglior documentario nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia.