The Big Sick
The Big Sick
2017
Netflix
Paese
Usa
Generi
Commedia, Sentimentale
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Michael Showalter
Attori
Kumail Nanjiani
Zoe Kazan
Holly Hunter
Ray Romano
Anupam Kher
Zenobia Shroff
Kumail (Kumail Nanjiani), aspirante comico pakistano, inizia una relazione sentimentale con la studentessa Emily (Zoe Kazan), ma le differenze culturali tra i due porteranno a una brusca interruzione del rapporto. Quando Emily viene ricoverata in ospedale, però, Kumail è l’unico che può raggiungerla: sarà l’inizio di una lunga odissea ospedaliera.
Volto noto della serie televisiva Silicon Valley, Kumail Nanjiani ha catturato l’attenzione del produttore e guru della commedia indipendente americana Judd Apatow con una storia quasi interamente autobiografica, scritta a quattro mani con la moglie, la vera Emily V. Gordon. Lo spunto diventa quindi l’occasione per un discorso che abbraccia diversi temi della vita sociale negli Stati Uniti, principalmente quello riguardante il razzismo dilagante, soprattutto nei confronti di chi proviene dal medio oriente (divertentissimi in questo senso i siparietti sull’11 settembre), riprendendo così l’eco generata dal successo di Aziz Ansari e della sua serie (Master of None). Ottime premesse non sempre supportate da una regia degna, in quanto Michael Showalter (al secondo lungometraggio) appare fin troppo acerbo e privo di uno stile ben preciso che finisce per adagiarsi su codici e stilemi di chiaro stampo “Apatowiano”. L’incontro/scontro con i genitori della ragazza, però, è ottimamente supportato dalle notevoli performance di Ray Romano e Holly Hunter e riesce abilmente a schivare gli stereotipi più classici dei prodotti dello stesso genere. Impeccabile, inoltre, è la descrizione del mondo degli stand-up comedian, costretti sera dopo sera a recitare gli stessi monologhi in attesa di pescare l’occasione d’oro di una vita. Il risultato è un film delizioso, seppur poco rilevante dal versante estetico, in cui si segnalano positivamente anche le numerose e succose citazioni cinefile, da La notte dei morti viventi (1968) di George Romero a L'abominevole Dr. Phibes (1971) di Robert Fuest. Pessimo ancora una volta il sottotitolo affibbiato dalla distribuzione italiana: "il matrimonio si può evitare... l'amore no".
Volto noto della serie televisiva Silicon Valley, Kumail Nanjiani ha catturato l’attenzione del produttore e guru della commedia indipendente americana Judd Apatow con una storia quasi interamente autobiografica, scritta a quattro mani con la moglie, la vera Emily V. Gordon. Lo spunto diventa quindi l’occasione per un discorso che abbraccia diversi temi della vita sociale negli Stati Uniti, principalmente quello riguardante il razzismo dilagante, soprattutto nei confronti di chi proviene dal medio oriente (divertentissimi in questo senso i siparietti sull’11 settembre), riprendendo così l’eco generata dal successo di Aziz Ansari e della sua serie (Master of None). Ottime premesse non sempre supportate da una regia degna, in quanto Michael Showalter (al secondo lungometraggio) appare fin troppo acerbo e privo di uno stile ben preciso che finisce per adagiarsi su codici e stilemi di chiaro stampo “Apatowiano”. L’incontro/scontro con i genitori della ragazza, però, è ottimamente supportato dalle notevoli performance di Ray Romano e Holly Hunter e riesce abilmente a schivare gli stereotipi più classici dei prodotti dello stesso genere. Impeccabile, inoltre, è la descrizione del mondo degli stand-up comedian, costretti sera dopo sera a recitare gli stessi monologhi in attesa di pescare l’occasione d’oro di una vita. Il risultato è un film delizioso, seppur poco rilevante dal versante estetico, in cui si segnalano positivamente anche le numerose e succose citazioni cinefile, da La notte dei morti viventi (1968) di George Romero a L'abominevole Dr. Phibes (1971) di Robert Fuest. Pessimo ancora una volta il sottotitolo affibbiato dalla distribuzione italiana: "il matrimonio si può evitare... l'amore no".
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