Gli occhi di Tammy Faye
The Eyes of Tammy Faye
2021
Paesi
Canada, Usa
Generi
Biografico, Drammatico
Durata
126 min.
Formato
Colore
Regista
Michael Showalter
Attori
Jessica Chastain
Andrew Garfield
Cherry Jones
Fredric Lehne
Sam Jaeger
Vincent D'Onofrio
Stati Uniti, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Tammy Faye (Jessica Chastain) e Jim Bakker (Andrew Garfield) sono la coppia di telepredicatori più famosa al mondo, con oltre 20 milioni di spettatori incollati allo schermo ogni sera per pregare con loro e precipitarsi al telefono per effettuare donazioni al loro impero mediatico. Dietro alle maschere, però, si nascondono scandali sessuali, illeciti finanziari e crisi di fede dettate da un'ossessione religiosa a dir poco conturbante.
Michael Showalter, da sempre specializzato nella comicità, descrive con (troppa) leggerezza la folgorante ascesa e l'inevitabile caduta di due tra i personaggi più grotteschi ed ammalianti della società ultraconservatrice che la faceva da padrone negli States reaganiani. Il risultato è il più classico dei biopic che, attraverso un tono da commedia tendente alla satira e una regia che non si perde in fronzoli, descrive il folle viaggio di due individui catapultati in un oceano di consenso perbenista. A partire dall'omonimo documentario del 2000 diretto da Fenton Bailey e Randy Barbato, il film si sofferma soprattutto sulla parabola d'amore che Tammy Faye decide di intraprendere sin da giovanissima quando, alla pari di una novella Giovanna d'Arco, decide di ascoltare le voci divine che si affollano dentro di lei e dedicare la sua vita a Dio e agli altri. La sua vera carriera, però, comincia a ingranare solo quando incontra Jim Bakker che, Bibbia alla mano, si dimostra il perfetto incantatore di serpenti la cui parlantina costituisce l'ingrediente vincente per i due moderni missionari. Una volta ottenuti l'attenzione e soprattutto i soldi della fetta più abbiente e ingenua del Paese, cominciano le difficoltà. All'interno di un ambiente permeato da invidia, cospirazioni e tanta ipocrisia, Jim, suo malgrado, riesce nell'ingrato compito di infangare la loro reputazione e far naufragare la loro opulente facciata di uomini di fede. È solamente allora che la candida ed inconsapevole Tammy viene relegata a una doppia vita: fenomeno da baraccone in grado di alzare gli ascolti e far squillare gli apparecchi in TV e moglie depressa e insoddisfatta rinchiusa nel suo scintillante castello al riparo dalle malelingue. L'unica lezione che il loro sermone raccoglie, alla fine, riguarda l'avidità che precede la caduta, causata dagli inganni e dalle frodi che sconvolsero l'intera opinione pubblica. Se la sceneggiatura di Abe Sylvia dipinge un personaggio femminile ispiratore e degno di nota anche nei dettagli più insignificanti, si dimentica però di dare il giusto risalto alle zone d'ombra più interessanti della vicenda: gli angoli oscuri della relazione coniugale, i crimini finanziari e le infime cospirazioni, appena accennate, che si costruirono alle spalle dei due, di fatto affondandoli. Il materiale che resta da mostrare, in maniera semplicista e a volte ridondante, risulta insufficiente, a danno di due personaggi che permangono posticci e mai veramente mutevoli. La naturale conseguenza è un doppio sforzo da parte degli interpreti principali. Un Andrew Garfield dal sorriso tiratissimo e dagli occhi costantemente scintillanti è un'ottima spalla della vera lode della pellicola: Jessica Chastain, in stato di grazia, non sbaglia assolutamente nulla e si è meritata l'Oscar come miglior protagonista. L'attrice non interpreta Tammy Faye, se la cuce letteralmente addosso, grazie a un set di parrucche, ciglia finte, sopracciglia tatuate, protesi alle mascelle, unghie chilometriche, abiti appariscenti e tanto, tantissimo trucco. La sua sontuosa performance, basata sulla voce stridula a cui accompagna una già memorabile risatina alla Betty Boop e su interpretazioni canore semplicemente perfette, la impone già da adesso come protagonista nella prossima corsa ai principali premi cinematografici. Ciò che resta è il ritratto di un'epoca, di un'intera popolazione abbindolata dalle menzogne di una "terra promessa", pronta a sborsare denaro solo in cambio della rassicurazione per antonomasia: "Ricordate sempre che Dio vi ama, vi ama moltissimo". "E ha bisogno di soldi", avrebbe commentato George Carlin. La chiave di tutto il film, infatti, risiede proprio nella parola cardine della vita di Tammy, amore. Ogni volta che viene pronunciata, il reale significato che le si associa è in realtà quello dei soldi.
Michael Showalter, da sempre specializzato nella comicità, descrive con (troppa) leggerezza la folgorante ascesa e l'inevitabile caduta di due tra i personaggi più grotteschi ed ammalianti della società ultraconservatrice che la faceva da padrone negli States reaganiani. Il risultato è il più classico dei biopic che, attraverso un tono da commedia tendente alla satira e una regia che non si perde in fronzoli, descrive il folle viaggio di due individui catapultati in un oceano di consenso perbenista. A partire dall'omonimo documentario del 2000 diretto da Fenton Bailey e Randy Barbato, il film si sofferma soprattutto sulla parabola d'amore che Tammy Faye decide di intraprendere sin da giovanissima quando, alla pari di una novella Giovanna d'Arco, decide di ascoltare le voci divine che si affollano dentro di lei e dedicare la sua vita a Dio e agli altri. La sua vera carriera, però, comincia a ingranare solo quando incontra Jim Bakker che, Bibbia alla mano, si dimostra il perfetto incantatore di serpenti la cui parlantina costituisce l'ingrediente vincente per i due moderni missionari. Una volta ottenuti l'attenzione e soprattutto i soldi della fetta più abbiente e ingenua del Paese, cominciano le difficoltà. All'interno di un ambiente permeato da invidia, cospirazioni e tanta ipocrisia, Jim, suo malgrado, riesce nell'ingrato compito di infangare la loro reputazione e far naufragare la loro opulente facciata di uomini di fede. È solamente allora che la candida ed inconsapevole Tammy viene relegata a una doppia vita: fenomeno da baraccone in grado di alzare gli ascolti e far squillare gli apparecchi in TV e moglie depressa e insoddisfatta rinchiusa nel suo scintillante castello al riparo dalle malelingue. L'unica lezione che il loro sermone raccoglie, alla fine, riguarda l'avidità che precede la caduta, causata dagli inganni e dalle frodi che sconvolsero l'intera opinione pubblica. Se la sceneggiatura di Abe Sylvia dipinge un personaggio femminile ispiratore e degno di nota anche nei dettagli più insignificanti, si dimentica però di dare il giusto risalto alle zone d'ombra più interessanti della vicenda: gli angoli oscuri della relazione coniugale, i crimini finanziari e le infime cospirazioni, appena accennate, che si costruirono alle spalle dei due, di fatto affondandoli. Il materiale che resta da mostrare, in maniera semplicista e a volte ridondante, risulta insufficiente, a danno di due personaggi che permangono posticci e mai veramente mutevoli. La naturale conseguenza è un doppio sforzo da parte degli interpreti principali. Un Andrew Garfield dal sorriso tiratissimo e dagli occhi costantemente scintillanti è un'ottima spalla della vera lode della pellicola: Jessica Chastain, in stato di grazia, non sbaglia assolutamente nulla e si è meritata l'Oscar come miglior protagonista. L'attrice non interpreta Tammy Faye, se la cuce letteralmente addosso, grazie a un set di parrucche, ciglia finte, sopracciglia tatuate, protesi alle mascelle, unghie chilometriche, abiti appariscenti e tanto, tantissimo trucco. La sua sontuosa performance, basata sulla voce stridula a cui accompagna una già memorabile risatina alla Betty Boop e su interpretazioni canore semplicemente perfette, la impone già da adesso come protagonista nella prossima corsa ai principali premi cinematografici. Ciò che resta è il ritratto di un'epoca, di un'intera popolazione abbindolata dalle menzogne di una "terra promessa", pronta a sborsare denaro solo in cambio della rassicurazione per antonomasia: "Ricordate sempre che Dio vi ama, vi ama moltissimo". "E ha bisogno di soldi", avrebbe commentato George Carlin. La chiave di tutto il film, infatti, risiede proprio nella parola cardine della vita di Tammy, amore. Ogni volta che viene pronunciata, il reale significato che le si associa è in realtà quello dei soldi.
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