Sylvia (Charlize Theron) è una chef di successo che colleziona rapporti occasionali ed è affetta da autolesionismo. Gina (Kim Basinger), donna sposata e sopravvissuta a un tumore al seno, inizia una relazione clandestina con Nick (Joaquim de Almeida), anch'egli sposato. Mariana (Jennifer Lawrence) si innamora del giovane messicano Santiago (J.D. Pardo), figlio dell'amante di sua madre. I destini delle tre donne si incroceranno e avranno sviluppi inattesi e tragici.
Esordio alla regia per lo sceneggiatore Guillermo Arriaga dopo la rottura del sodalizio con Alejandro González Iñárritu, per il quale aveva scritto Amores Perros (2000), 21 grammi (2003) e Babel (2006). Intrecciando le storie individuali e i piani temporali (presente, passato prossimo e passato remoto), il regista tenta di rendere intrigante una storia profondamente banale che accumula schematicamente situazioni drammatiche (sfidando a più riprese la sospensione volontaria d'incredulità e il senso del ridicolo), ma senza mai riuscire a trasmettere alcun tipo di pathos, né tantomeno a creare coinvolgimento empatico con lo spettatore. Ben presto, il gioco narrativo a incastri viene reiterato stancamente, diventando un stucchevole orpello che appesantisce ulteriormente un soggetto che ha ben poco da dire. Decisamente anonima la regia di Arriaga, che si accontenta di essere innocua illustrazione, priva di ritmo, mordente e interesse. Incolore anche la prova del cast, nonostante la generosità di Charlize Theron e Kim Basinger nel mostrarsi senza veli, che non riesce comunque a compensare la sciattezza dei rispettivi personaggi, meno complessi e sfaccettati di quanto non vorrebbero apparire. Parziale eccezione nel piattume generale è la semi esordiente Jennifer Lawrence, unica a metterci un minimo di impegno e intensità, premiata con la Coppa Mastroianni per la migliore interprete emergente alla Mostra di Venezia. Ignorato dal pubblico.