Cappuccetto rosso sangue
Red Riding Hood
2011
Paesi
Usa, Canada
Generi
Fantasy, Horror
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Catherine Hardwicke
Attori
Amanda Seyfried
Shiloh Fernandez
Max Irons
Gary Oldman
Virginia Madsen
Julie Christie
Contesa tra l'apatico e facoltoso Henry (Max Irons), cui è stata promessa in sposa, e il bello e tenebroso Peter (Shiloh Fernandez), suo amico d'infanzia, la bella Valerie (Amanda Seyfried) opta per la fuga d'amore con quest'ultimo. I piani dei due sono però intralciati da un tragico evento: la sorella di Valerie viene sbranata da un lupo mannaro che occupa le foreste circostanti e minaccia da tempo il sonnacchioso villaggio. Rabbiosi e disperati, i popolani si rivolgono a un cacciatore di licantropi, l'enigmatico Padre Solomon (Gary Oldman), il cui arrivo porta a conseguenze inaspettate.
Rivisitazione in chiave teen fantasy con venature horror della celeberrima fiaba (ripresa sia da Charles Perrault che dai fratelli Grimm), Cappuccetto Rosso Sangue è stato affidato a Catherine Hardwicke, già regista di Thirteen (2003) e del primo Twilight (2008), che ha arricchito la storia originale di rimandi alla mitologia licantropesca, mentre i sottotesti sessuali si fanno più espliciti con tanto di messa in ridicolo delle moralizzanti reprimende imposte dalla religione. La confezione però è pasticciata, indecisa su quale direzione prendere (il triangolo amoroso è più una concessione al pubblico giovanile che non una reale necessità narrativa), appesantita da effettacci digitali posticci e da una sceneggiatura banale e prevedibile. Impalpabile il cast, tra talenti sprecati (Gary Oldman su tutti) e scelte decisamente rivedibili (i tre indolenti protagonisti). Produce la Appian Way di Leonardo DiCaprio.
Rivisitazione in chiave teen fantasy con venature horror della celeberrima fiaba (ripresa sia da Charles Perrault che dai fratelli Grimm), Cappuccetto Rosso Sangue è stato affidato a Catherine Hardwicke, già regista di Thirteen (2003) e del primo Twilight (2008), che ha arricchito la storia originale di rimandi alla mitologia licantropesca, mentre i sottotesti sessuali si fanno più espliciti con tanto di messa in ridicolo delle moralizzanti reprimende imposte dalla religione. La confezione però è pasticciata, indecisa su quale direzione prendere (il triangolo amoroso è più una concessione al pubblico giovanile che non una reale necessità narrativa), appesantita da effettacci digitali posticci e da una sceneggiatura banale e prevedibile. Impalpabile il cast, tra talenti sprecati (Gary Oldman su tutti) e scelte decisamente rivedibili (i tre indolenti protagonisti). Produce la Appian Way di Leonardo DiCaprio.
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