Sarah (Julia Ormond) e il figlioletto Tim (Evan Bird) vengono rapiti dal folle tassista Bob (Vincent D'Onofrio), serial killer di giovani donne. Dopo aver assistito al brutale omicidio della madre, il bambino è costretto a fare da complice al suo carnefice, aiutandolo a sbarazzarsi dei corpi di altre vittime. Horror cupo e malsano diretto da Jennifer Lynch, che sembra voler rendere omaggio (in maniera più vigorosa rispetto ad altre occasioni) al celebre padre David nel delineare le alienazioni di una mente malata, nonché il torbido e ambiguo rapporto tra i due protagonisti. Ambizioni notevoli, ma la realizzazione non corrisponde alle aspettative: la sceneggiatura (firmata dalla regista con Damian O'Donnell) arranca tra ingenuità e didascalismi, i cliché sulla figura del maniaco omicida risultano francamente indigesti e i colpi di scena si susseguono senza apparente soluzione di continuità. Un'occasione mancata, considerando il potenziale; anche se l'ambientazione claustrofobica e opprimente e le prove attoriali (con menzione d'onore per il bravo Vincent D'Onofrio, che domina sul pur volenteroso Eamon Farren, nei panni di Tim da adulto) riservano comunque più di una sorpresa. Notevole fotografia di Shane Daly.