INLAND EMPIRE – L'impero della mente
INLAND EMPIRE
2006
Paesi
Usa, Francia, Polonia
Generi
Thriller, Drammatico
Durata
180 min.
Formato
Colore
Regista
David Lynch
Attori
Laura Dern
Justin Theroux
Jeremy Irons
Harry Dean Stanton
Grace Zabriskie
Julia Ormond
Karolina Gruszka
Jan Hencz
Diane Ladd
William H. Macy
Una donna (Laura Dern) in pericolo.
È lo stesso David Lynch ad aver suggerito questa sinossi, forse l'unica possibile per un film da vivere più che da raccontare. Un'esperienza di visione unica, torrenziale, dove si annega consciamente negli abissi della mente umana. Nikki, la protagonista, è un'attrice che si ritrova coinvolta nel remake a stelle e strisce di una pellicola polacca mai portata a termine. È un'opera, quindi, di riflessi e di doppi, come lo erano Strade perdute (1997) e Mulholland Drive (2001): l'identità di Nikki è frammentata, totalmente decostruita. L'attrice arriva presto a confondere la sua esistenza con quella di Sue, il suo personaggio, ma non è tutto: c'è anche il “fantasma” dell'attrice/personaggio del film polacco, prigioniero in un limbo dal quale solo la stessa Nikki (portando a termine la pellicola) riuscirà a liberarlo. Ma INLAND EMPIRE – L'impero della mente è anche una maestosa riflessione su Hollywood come luogo simbolo di tale confusione identitaria: il remake altro non è che un doppio di un altro film, sintomo di quell'assenza di creatività che ha attraversato il cinema americano con l'avvento del nuovo millennio. Lynch ha girato tutto con videocamere digitali (la morte della pellicola come sintomo della morte del cinema?) e ha scelto in cabina di montaggio quali sequenze tenere e come inserirle all'interno della sua opera. E la creatività certo non manca al grande regista nato a Missoula, nel Montana: è meraviglioso perdersi in un film – di non facile fruizione – come INLAND EMPIRE – L'impero della mente, per poi ritrovarsi più consci delle potenzialità di quella settima arte che Lynch continua a esplorare con forza. Le sequenze indimenticabili, sublimi e terrificanti allo stesso tempo, non si contano, e gli effetti sonori contribuiscono a dare vita a uno dei lungometraggi più significativi del primo decennio del ventunesimo secolo: il primo vero esempio di «cinema dopo il cinema» (Roy Menarini). Strepitosa Laura Dern, ma l'intero cast è in stato di grazia: si pensi a Grace Zabriskie, nei panni dell'inquietante vicina di casa. La sarcastica sitcom con i conigli è presa da un precedente progetto, Rabbits (2002), che il regista mostrò originariamente soltanto sul suo sito ufficiale. INLAND EMPIRE – L'impero della mente venne presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia del 2006: la stessa edizione in cui Lynch alzò un meritato Leone d'oro alla carriera.
È lo stesso David Lynch ad aver suggerito questa sinossi, forse l'unica possibile per un film da vivere più che da raccontare. Un'esperienza di visione unica, torrenziale, dove si annega consciamente negli abissi della mente umana. Nikki, la protagonista, è un'attrice che si ritrova coinvolta nel remake a stelle e strisce di una pellicola polacca mai portata a termine. È un'opera, quindi, di riflessi e di doppi, come lo erano Strade perdute (1997) e Mulholland Drive (2001): l'identità di Nikki è frammentata, totalmente decostruita. L'attrice arriva presto a confondere la sua esistenza con quella di Sue, il suo personaggio, ma non è tutto: c'è anche il “fantasma” dell'attrice/personaggio del film polacco, prigioniero in un limbo dal quale solo la stessa Nikki (portando a termine la pellicola) riuscirà a liberarlo. Ma INLAND EMPIRE – L'impero della mente è anche una maestosa riflessione su Hollywood come luogo simbolo di tale confusione identitaria: il remake altro non è che un doppio di un altro film, sintomo di quell'assenza di creatività che ha attraversato il cinema americano con l'avvento del nuovo millennio. Lynch ha girato tutto con videocamere digitali (la morte della pellicola come sintomo della morte del cinema?) e ha scelto in cabina di montaggio quali sequenze tenere e come inserirle all'interno della sua opera. E la creatività certo non manca al grande regista nato a Missoula, nel Montana: è meraviglioso perdersi in un film – di non facile fruizione – come INLAND EMPIRE – L'impero della mente, per poi ritrovarsi più consci delle potenzialità di quella settima arte che Lynch continua a esplorare con forza. Le sequenze indimenticabili, sublimi e terrificanti allo stesso tempo, non si contano, e gli effetti sonori contribuiscono a dare vita a uno dei lungometraggi più significativi del primo decennio del ventunesimo secolo: il primo vero esempio di «cinema dopo il cinema» (Roy Menarini). Strepitosa Laura Dern, ma l'intero cast è in stato di grazia: si pensi a Grace Zabriskie, nei panni dell'inquietante vicina di casa. La sarcastica sitcom con i conigli è presa da un precedente progetto, Rabbits (2002), che il regista mostrò originariamente soltanto sul suo sito ufficiale. INLAND EMPIRE – L'impero della mente venne presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia del 2006: la stessa edizione in cui Lynch alzò un meritato Leone d'oro alla carriera.
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