Charles, mort ou vif
Charles, mort ou vif
1969
Paese
Svizzera
Genere
Drammatico
Durata
93 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Alain Tanner
Attori
Francois Simon
Jean-Luc Bideau
Marcel Robert
Marie-Claire Dufour
André Schmidt
Maya Simon
Michèle Martel
Charles Dé (François Simon) è il direttore di una fabbrica di orologi fondata dal nonno. Non ha però velleità imprenditoriali e, in seguito a un crollo nervoso, si scoprirà attratto da un mondo più bohémien e libero, per il quale abbandonerà famiglia e privilegi sociali.
È “piccolo affresco storico” il sottotitolo del primo film di finzione di Tanner, il quale, ispirato ai movimenti sessantottini, ipotizza una loro conseguenza in Svizzera, scegliendo però non di ritrarre dei giovani studenti, ma un cinquantenne cui crisi di mezz’età fa metterà in discussione ogni cosa. Emblematicamente (e ironicamente) Charles gestisce una produzione di orologi, simbolo svizzero per eccellenza, ma la sua vita funziona ben diversamente da quella di un ingranaggio ben oliato: il suo smarrimento esistenziale è al limite della depressione e del resto va di pari passo con lo smarrimento politico nazionale. È infatti una Svizzera confusa quella che ci viene mostrata, che sta appena raggiungendo il suffragio universale femminile (bisognerà attendere il 1971) e a cui la neutralità storica ha fatto perdere il desiderio di lotta: il movimento studentesco di rivolta è infatti fittizio, una scintilla di rivoluzione che Tanner immagina (e spera) per il suo Paese. Ma il regista è molto disilluso al riguardo: perfino i suoi bohémien non sono che piccoli artisti che hanno bisogno di aforismi quotidiani da mandare a memoria per avere un pizzico di esperienza intellettuale, e l’esistenzialismo di Charles è ben più ingenuo che cosciente e strutturato. I protagonisti sono ingranaggi difettosi, che la società (il figlio, l’investigatore e l’istituto psichiatrico) cercherà di rimettere in riga. Il ritmo funziona a fasi alterne e qualche passaggio è un po' derivativo, ma nel complesso è un lungometraggio incisivo e ricco di importanti stimoli di riflessione. Tra i primi film a tradurre la Nouvelle Vague in chiave elvetica, Charles, mort ou vif è decisamente più cinico di quanto non appaia, nonostante la massima finale riporti a un malinconico senso di speranza verso il futuro.
È “piccolo affresco storico” il sottotitolo del primo film di finzione di Tanner, il quale, ispirato ai movimenti sessantottini, ipotizza una loro conseguenza in Svizzera, scegliendo però non di ritrarre dei giovani studenti, ma un cinquantenne cui crisi di mezz’età fa metterà in discussione ogni cosa. Emblematicamente (e ironicamente) Charles gestisce una produzione di orologi, simbolo svizzero per eccellenza, ma la sua vita funziona ben diversamente da quella di un ingranaggio ben oliato: il suo smarrimento esistenziale è al limite della depressione e del resto va di pari passo con lo smarrimento politico nazionale. È infatti una Svizzera confusa quella che ci viene mostrata, che sta appena raggiungendo il suffragio universale femminile (bisognerà attendere il 1971) e a cui la neutralità storica ha fatto perdere il desiderio di lotta: il movimento studentesco di rivolta è infatti fittizio, una scintilla di rivoluzione che Tanner immagina (e spera) per il suo Paese. Ma il regista è molto disilluso al riguardo: perfino i suoi bohémien non sono che piccoli artisti che hanno bisogno di aforismi quotidiani da mandare a memoria per avere un pizzico di esperienza intellettuale, e l’esistenzialismo di Charles è ben più ingenuo che cosciente e strutturato. I protagonisti sono ingranaggi difettosi, che la società (il figlio, l’investigatore e l’istituto psichiatrico) cercherà di rimettere in riga. Il ritmo funziona a fasi alterne e qualche passaggio è un po' derivativo, ma nel complesso è un lungometraggio incisivo e ricco di importanti stimoli di riflessione. Tra i primi film a tradurre la Nouvelle Vague in chiave elvetica, Charles, mort ou vif è decisamente più cinico di quanto non appaia, nonostante la massima finale riporti a un malinconico senso di speranza verso il futuro.
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