Coach Carter
Coach Carter
2005
Paesi
Germania, Usa
Genere
Drammatico
Durata
136 min.
Formato
Colore
Regista
Thomas Carter
Attori
Samuel L. Jackson
Rob Brown
Robert Ri'chard
Rick Gonzalez
Channing Tatum
Texas Battle
Lacey Beeman
Octavia Spencer
Ken Carter (Samuel L. Jackson) viene chiamato ad allenare la squadra di pallacanestro di un liceo per portare i giovani ragazzi in testa alle classifiche del campionato. Il coach si scontrerà con una situazione sociale difficile eppure, cercherà di insegnare ai suoi allievi la disciplina e il rispetto per tenere insieme educazione scolastica e carriera sportiva.
Tratto da una storia vera, il film ricalca in maniera pedante tutti i cliché legati allo sport come strumento educativo per i giovani. Pervaso in ogni scena da una retorica a tratti insopportabile, la sceneggiatura è un susseguirsi di frasi motivazionali senza spessore mentre gli eventi legati alle situazioni umane dei giovani dei sobborghi americani rimangono sfocate sullo sfondo, senza risalto. Tra i tanti personaggi e le numerose voci, a spiccare è quella di un Samuel L. Jackson in discreta forma che sostiene adeguatamente l’accozzaglia di temi e spunti, non sempre coerenti, che la storia cerca di mandare avanti stancamente. Il risultato è un insieme di voci poco accordate che conducono ognuna il proprio discorso collaterale, non sempre collegato all’asse principale della narrazione e quindi spesso inutile.
Tratto da una storia vera, il film ricalca in maniera pedante tutti i cliché legati allo sport come strumento educativo per i giovani. Pervaso in ogni scena da una retorica a tratti insopportabile, la sceneggiatura è un susseguirsi di frasi motivazionali senza spessore mentre gli eventi legati alle situazioni umane dei giovani dei sobborghi americani rimangono sfocate sullo sfondo, senza risalto. Tra i tanti personaggi e le numerose voci, a spiccare è quella di un Samuel L. Jackson in discreta forma che sostiene adeguatamente l’accozzaglia di temi e spunti, non sempre coerenti, che la storia cerca di mandare avanti stancamente. Il risultato è un insieme di voci poco accordate che conducono ognuna il proprio discorso collaterale, non sempre collegato all’asse principale della narrazione e quindi spesso inutile.
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